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Partinico, al Comune la gestione “allegra” degli appalti: e gli imprenditori “fuorilegge” avevano via libera

La gestione allegra degli uffici comunali di Partinico ha aiutato imprenditori “macchiati” a farsi spazio tra le commesse pubbliche. Non avrebbero potuto gestire determinati appalti eppure lo hanno fatto. E questo grazie ad un sistema di controlli inesistente all’interno del municipio. Anche questo emerge dallo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, decretato alla fine dello scorso mese di luglio e che ha portato  all’insediamento di tre commissari prefettizi.

Gli ispettori nominati dalla prefettura hanno portato alla luce una vera e propria mancanza di “barriere protettive” tra l’imprenditoria capeggiata da persone quantomeno equivoche e con precedenti importanti e l’accesso per l’appunto alla gestione degli appalti pubblici. Questo perchè a monte sarebbero mancati del tutto, o quasi, i controlli in materia soprattutto di certificazione antimafia.

L’analisi degli ispettori ha messo in luce che solo l’avvento dell’attuale segretario comunale, Lucio Guarino, ha finalmente interrotto questa tendenza pericolosa. Prima di lui, invece, il Comune era sostanzialmente un facile “lasciapassare” per imprese che in realtà non avrebbero potuto neanche partecipare alle gare indette dalla pubblica amministrazione. Così soltanto da giugno a novembre del 2018, periodo preso in considerazione nell’analisi, le più svariate commesse sono state affidate ad imprese gestite da chi aveva precedenti per droga, per mafia o comunque pesanti parentele nell’ambito della criminalità organizzata.

E’ successo, come documentato dagli ispettori, con 7 diverse aziende che alla fine sono riuscite ad aggiudicarsi appalti grazie alla carenza di controlli: “L’attività ispettiva – scrive il prefetto nel decreto di scioglimento – ha evidenziato l’assenza di richieste antimafia anche nel caso di rilascio di autorizzazioni, abilitazioni e licenze, per cui è obbligatorio richiedere tale documentazione”.

Addirittura in un caso il Comune ha affidato una commessa ad un’impresa il cui titolare era sottoposto alla sorveglianza speciale; in altri ancora gli imprenditori contavano condanne per violazione del testo unico degli stupefacenti, denunce per associazione a delinquere di stampo mafioso; c’erano poi imprenditori in affari con uomini legati a doppio filo al mondo di Cosa nostra, mogli di persone condannate per traffico illecito di sostanze stupefacenti e ancora di personaggi indagati nell’ambito della recente operazione “Game over” che ha disvelato intrecci tra il settore delle scommesse sportive e la mafia.

Una ferita che ancora brucia alla politica locale: “Sulle modalità con le quali venivano espletate le gare della solidarietà sociale – ricorda il decaduto consigliere Toti Comito – siamo entrati nel merito in diversi occasioni. In diversi dibattiti consiliari ho più volte sostenuto che l’ente pubblico non appalta personale bensì servizi. Ci siamo interrogati ad alta voce del perché un settore che gode mediamente di circa 10 milioni l’anno di finanziamenti pubblici produca 800 mila euro di debiti fuori bilancio certificati al 31 dicembre 2016. Ci siamo chiesti sempre ad alta voce del perché della cancellazione di residui attivi (crediti vantati dal comune) riguardante rette asili nido e casa di riposo senza che mai siamo riusciti a trovare la documentazione necessaria”.

“Due sono le principali motivazioni – afferma il vicesegretario cittadino del Pd Renzo Di Trapani, nonchè ex consigliere della sciolta legislatura – che hanno portato allo scioglimento: i rapporti personali di alcuni rappresentanti istituzionali con esponenti mafiosi e le procedure di affidamento di alcuni importanti servizi. La prima motivazione è ascrivibile a quella parte politica che non ha saputo isolare dal contesto politico quei soggetti che hanno intrattenuto tali rapporti. La seconda motivazione sta tutta nella responsabilità della struttura amministrativa del Comune e nella distratta vigilanza dell’amministrazione comunale che sembra riguardare sia periodi di sindacatura che periodi di gestione commissariale”.