Cronaca

Partinico, la nostra testata diffamata su facebook: presentata denuncia ai carabinieri

Spesso chi sta dietro una tastiera crede che possa scrivere quel che vuole. Un’usanza che oramai si va consolidando, una convinzione che va prendendo sempre più campo nel magma di una realtà virtuale che magari fa perdere di vista la realtà che è fatta di uomini e professionisti.

Giornalmente la nostra testata è presa di mira, spesso insultata senza alcun perchè, avanzando dubbi sulla nostra professionalità. Siamo convinti che comunque non sia una cosa mirata a noi, ma in generale al giornalismo on line. Un mestiere che oramai da anni è giornalmente delegittimato, specie dalla politica emergente che ha finito per creare un “mostro”.

Noi non ci stiamo a questo stillicidio e dopo aver subito tanto (anche troppo) il nostro editore, Piero Longo, ha deciso di presentare querela alla stazione dei carabinieri di Partinico per un post diffamatorio nei confronti della nostra testata. Post che è stato scritto lo scorso 12 ottobre, a margine di un video pubblicato su facebook in cui di documentava dalla nostra testata il completamento dei lavori all’interno del covid hospital di Partinico.

L’autore (o gli autori, questo ancora sarà tutto da chiarire) ha scritto un post attraverso la pagina facebook “Partinico c’è”, movimento civico sorto nei mesi scorsi per protestare contro la riconversione dell’ospedale di Partinico in covid hospital. In questo post, pur non essendo citata espressamente la nostra testata, è stato fatto un chiarissimo riferimento venendo definiti, seppur impropriamente, una “emittente”. A noi è stata affibbiata l’accusa di essere “leccaculo” e che perfino dovremmo vergognarci di portare il nome della città di Partinico come titolazione della nostra testata. Accusa infamante, terribile per chi fa il mestiere di informare la gente e che deve essere imparziale a garanzia di tutti i cittadini.

Accusa oltretutto assolutamente infondata anche perchè siamo stati invitati, come altri colleghi di altre testate anche di una grande importanza, dall’azienda sanitaria semplicemente per informare i cittadini di quel che sta accadendo dentro l’ospedale. Sono stati mesi di preoccupazioni (più che giustificate) ma soprattutto di veleni, di mezze accuse, di “presunzioni di colpe” che sono circolate attraverso facebook proprio attorno alla riconversione dell’ospedale. L’impressione è che oramai si stia incancrenendo nella gente l’idea di poter dire ciò che si vuole, senza veli ma soprattutto senza “prove”.

Colpa forse di una deriva che ha una sua specificità a Partinico, dove anche mediaticamente qualcuno ha lanciato questi segnali di impunità. Non è così, e meno male che non è così. Diffamare è un reato, ed è un aggravante se lo si fa contro un operatore dell’informazione il cui mestiere è proprio quello di informare. E’ come se dicessimo che un ingegnere è incapace di progettare un’abitazione o una qualsiasi altra opera pubblica. E’ infangare, con i danni che ne derivano a mezzo social le cui “informazioni” volano nello spazio di pochi attimi, un professionista.

Sia chiaro che chiunque può denunciare una cattiva informazione, anzi è un diritto. Ma sia altrettanto chiaro che queste accuse devono essere provate altrimenti si chiama diffamazione. Ancora di più se tutto ciò va a colpire un organo di informazione come il nostro che, fra mille difficoltà di carattere economico e di risorse umane, prova ad informare “gratuitamente” i cittadini, senza contributi pubblici di nessun tipo se non dagli sponsor privati che evidentemente credono in noi e sono la nostra forza. L’editore, Piero Longo, proprio per rimarcare la correttezza del nostro lavoro, ha voluto sporgere una denuncia per diffamazione.

Siamo curiosi di scoprire, una volta che si finirà in tribunale per questa vicenda, quali “prove” saranno portate da chi ci ha definito “leccaculo”. Un’accusa infondata e gratuita, aggiungiamo noi e lo possiamo dimostrare: sono stati tantissimi sino ad oggi gli articoli scritti dalla nostra testata per far sentire la voce anche del movimento “Partinico c’è” per protestare contro la riconversione dell’ospedale, così come di associazioni e sindacati che hanno avuto spazio e parola. Ancora di più brucia alla nostra redazione questo epiteto di “leccaculo”, accusa gratuita e senza fondamento.

In tal senso vogliamo citare la sentenza numero 24431/2015 della Corte di Cassazione con la quale viene precisato come la pubblicazione di un commento offensivo sulla bacheca di Facebook rientri all’interno del reato di diffamazione aggravato, punito con una multa non inferiore ai 516 euro e con la reclusione dai 6 mesi ai 3 anni.