Cronaca

Partinico, in aula l’imprenditore Bacchi. I suoi legali: “Su di lui nessuna indagine”

“Bacchi non è stato mai complice della mafia, anzi ha dovuto difendersi. Certo, non ha denunciato le pressioni che venivano dalla mafia ma nessuno può essere processato solo perchè non ha subito denunciato queste pressioni”.

Parole di Antonio Ingroia, l’ex pm della Procura di Palermo oggi avvocato difensore di Benedetto Ninì Bacchi, l’imprenditore partinicese di 48 anni ritenuto il fulcro dell’inchiesta “Game over” sfociata nel processo su scommesse e mafia. Bacchi, che ha scelto il rito ordinario, per la prima volta in assoluto è stato sentito in aula con l’avvio dell’esame della difesa.

Il 48enne è in carcere dal febbraio del 2018, arrestato dalla polizia nell’ambito di un blitz che portò complessivamente dietro le sbarre 31 persone. I difensori dell’imprenditore, Ingroia e Antonio Maltese, si preparano ad affilare le armi. In questi giorni è stato diffuso un video-denuncia dallo studio legale Ingroia in cui si metterebbero in evidenza le presunte contraddizioni delle prove portate in questo processo dalla pubblica accusa.

L’imprenditore è recluso in un regime di alta sicurezza e le accuse a suo carico sono pesantissime: concorso esterno in associazione mafiosa, concorrenza sleale e riciclaggio di denaro sporco. Sulla base di quanto sostenuto dalla Procura, tra indagini e dichiarazioni di diversi pentiti di mafia tra cui Silvio Guerrera e Vito Galatolo, Bacchi aveva impiantato il suo business con il favore della mafia con cui spartiva i profitti.

“A carico di Benedetto Bacchi – sostiene Ingroia – non è stata fatta nessuna indagine. Sono state semplicemente prese per oro colato le dichiarazioni dei pentiti, appiccicate come presunte conferme rispetto ad una certa interpretazione del tutto errata ed infondata delle intercettazioni e il gioco è fatto”.

“Non sono stati fatti riscontri – aggiunge l’avvocato Maltese – per verificare la conoscenza di Bacchi con i soggetti appartenenti alla criminalità organizzata, è un processo assolutamente fumoso”. Al contrario l’accusa sostiene che Bacchi pagava profumatamente i clan mafiosi di tutti i mandamenti di Palermo per ricevere in cambio protezione e appoggio per creare un monopolio nel settore delle scommesse.