Ambiente

Trappeto, baia di San Cataldo una riserva? La questione finisce sul tavolo della Regione

Sui tavoli del governo regionale l’ipotesi dell’inserimento del fiume Nocella  e dell’intera baia di San Cataldo tra Terrasini e Trappeto tra le aree protette del bacino idrografico. Un’area da decenni fortemente inquinata dagli scarichi industriali e anche dai reflui di diversi depuratori di comuni del comprensorio, ma che sul piano ambientale è un vero e proprio gioiello.

Ad aprire la questione in questi giorni un’interrogazione parlamentare all’Ars che finalmente potrebbe far sollevare l’eterna querelle sul totale abbandono di un’area che addirittura ha una valenza archeologica. A firmarla il deputato regionale Anthony Barbagallo che sollecita espressamente l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente a procedere ad inserire tra le aree protette il territorio ricompreso nel bacino idrografico del fiume Nocella, programmandone il recupero e la valorizzazione:

“L’associazione ambientalista ‘San Cataldo Baia della Legalità’ – afferma Barbagallo – da anni si batte per il recupero e la salvaguardia dell’area in questione e ha realizzato uno studio redatto da archeologi, urbanisti, architetti e geologi, dal quale emerge il notevole rischio cui è esposto il territorio per l’incuria in cui versa ma anche il grande potenziale di sviluppo conseguente alla sua adeguata protezione”.

Sulla base di questo studio è stata accertata l’ampia diversificazione di flora e fauna e i numerosi reperti storico-documentali, quali ad esempio la chiesa di origine normanna o le antiche fornaci per la produzione di ceramica. Oltretutto la baia di san Cataldo è in continuità geografica con numerosi siti limitrofi già oggetto di protezione ambientale, quali riserve e siti Sic (sito di interesse comunitario) o Zps (zona di protezione speciale).