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Partinico, si riprova a far nascere il centro antiviolenza dopo il flop dell’inaugurazione

Il Comune di Partinico prova a riassegnare il bene confiscato di via Mancuso per aprire finalmente un centro antiviolenza. Un progetto che era partito nel 2016 e che mai si era concretizzato, nel senso che nonostante l’immobile fosse stato consegnato ad una cooperativa per l’avvio del servizio il centro non venne mai attivato.

Nelle scorse settimane, proprio per questi ritardi, la commissione straordinaria del Comune, con i poteri di giunta e consiglio comunale, ha revocato l’assegnazione e a stretto giro di posta ha emanato l’avviso pubblico per arrivare ad una nuova gestione che questa volta consenta di poter attivare il centro antiviolenza. Nel bando recentemente emanato non è riportata una data di scadenza entro la quale presentare istanza anche perchè l’immobile al momento non è disponibile.

E’ infatti occupato dall’Asp di Palermo che vi ha realizzato all’interno alcuni ambulatori che prima si trovavano dentro l’ospedale, di recente riconvertito a covid hospital. Nel bando stesso è riportato che l’immobile sarà reso disponibile a chi si aggiudicherà l’appalto quando sarà riattivato nelle sue funzioni originarie il nosocomio cittadino, per cui ancora non vi è una data precisata sulla partenza del futuro centro antiviolenza.

L’immobile in questione è finito al centro di un contenzioso e sicuramente sarà destinato a diventare oggetto di battaglia legale. Infatti la cooperativa “Nino d’argento”, a cui è stata revocata l’assegnazione nelle scorse settimane, ha preannunciato un ricorso al Tar contro il Comune per questo provvedimento ritenuto addirittura illegittimo. La decisione di annullare l’affidamento della gara è stata presa dagli uffici dei Servizi sociali. In via Mancuso sarebbero dovute essere accolte ed assistite donne vittime di abusi e maltrattamenti sulla base di un progetto che prese le mosse sin dal 2013, grazie ad un bando regionale per cui l’allora amministrazione comunale guidata dal sindaco Salvo Lo Biundo aveva presentato istanza di partecipazione.

Un servizio che però non partì del tutto e che ha portato il 13 ottobre scorso alla decisione del Comune di “risolvere per grave inadempimento” il rapporto contrattuale con la cooperativa Nido d’argento. Per il Comune “il totale mancato svolgimento del servizio, imputabile esclusivamente a grave negligenza dell’operatore economico, ha impedito I’erogazione di un servizio socio-assistenziale di primaria importanza”.

Secondo quanto sostiene sempre l’ufficio tale provvedimento di inadempienza è avvenuto recentemente e questo è motivo che fa venir meno il requisito dell’affidabilità e dell’integrità. Sulla base di questi presupposti è stato stabilito di revocare anche l’appalto destinato ai servizi dei disabili alla Nido d’argento e di procedere a nuova assegnazione.

La cooperativa Nido d’argento ha preannunciato ricorso al Tar: “L’immobile confiscato che è stato consegnato – si legge nella memoria legale della cooperativa – era privo dell’iscrizione all’albo regionale, per cui non poteva essere avviato il servizio”. Ritardi quindi che, a detta della cooperativa, non sono ad essa imputabili.