Cronaca

Partinico, piantagioni di marijuana in trasferta: in tre assolti con formula piena

Tre assolti e due condannati al processo di primo grado al tribunale di Termini Imerese per le mega piantagione di Campofelice di Fitalia e Monreale scoperte nell’arco di breve tempo nel 2015. In tutto quasi 6 mila arbusti di marijuana che sul mercato al dettaglio avrebbero fruttato milioni di euro. Ad essere usciti indenni dal processo tre partinicesi, Antonio Tola di 29 anni, Salvatore Coppola di 44 e Giuseppe Lombardo di 40, tutti assolti per non aver commesso il fatto.

Condannati invece Giacomo Guarino, 50 anni anche lui partinicese, e Gaspare Napoleone, 79 anni di Ficarazzi: il primo ha avuto inflitti 4 anni e il secondo 3 con l’accusa di coltivazione di stupefacenti. L’operazione, denominata “Andreas”, all’epoca fu portata avanti dalla polizia e si sviluppò come naturale prosecuzione di un altro filone investigativo avviato tre anni prima con la scoperta di un’altra enorme piantagione a Campofelice di Fitalia per cui vennero arrestate altre tre persone, sempre di Partinico.

Il cerchio però non si chiuse lì: le intercettazioni andarono avanti e si scoprì che erano in fase di realizzazione altre piantagioni di marijuana sempre in zona. Ed effettivamente gli agenti nell’arco di tre mesi ne scoprirono ben due: una a Monreale con 1.417 piante, e poco dopo proprio a Campofelice di Fitalia dove addirittura vennero individuati 3.423 arbusti. Il processo a Termini Imerese ha visto andare a giudizio solo 5 dei circa 20 indagati che per competenze territoriali sono andati sotto la giurisdizione di altre aule di giustizia.

Attività investigativa molto complessa in quanto le piantagioni erano state realizzate in zone impervie, al punto che i poliziotti dovettero escogitare uno stratagemma dal momento che vi erano difficoltà di accesso con le auto: si finsero dei ciclisti ed escursionisti e in questo modo riuscirono ad avvicinarsi senza dare nell’occhio. Gli inquirenti ricostruirono che i presunti capi di questa organizzazione fossero Tola e Coppola.

Indagini che furono supportate da diverse intercettazioni di telefonate effettuate dai componenti dell’organizzazione soprattutto per stabilire orari e date per incontrarsi. In base alle ricostruzioni si partiva all’alba da Partinico. Ad essere stato documentato anche uno sradicamento delle piante di canapa da un terreno, per trapiantarle in un altro fondo agricolo, destinato alla fase finale della crescita e della maturazione.

Durante il blitz la polizia si accertò che gli arbusti erano altri dai 30 ai 70 centimetri. In particolare la coltivazione a Monreale veniva sorvegliata 24 ore su 24, realizzata su un terreno intestato ad un uomo che sarebbe stato estraneo al suo reale utilizzo, una “testa di legno”, insomma. Le piante erano disposte a due file, si trovavano nel cuore dell’uliveto e l’area era dotata di un perfetto sistema di irrigazione a cui giungeva l’acqua di un laghetto artificiale realizzato all’interno del fondo.

A Campofelice di Fitalia invece la marijuana era nascosta tra la fitta vegetazione di alberi da frutto con arbusti alti anche tre metri. In un casolare vicino venne rinvenuta anche una pistola: aveva sette colpi in canna, era praticamente pronta a sparare. A conclusione del dibattimento, Tola, Coppola e Lombardo, difesi rispettivamente dagli avvocati Fabio Bosco, Giuseppe Martorana e Rocco Chinnici, sono stati assolti mentre Guarino e Napoleone, quest’ultimo in quanto affittuario del terreno, difesi dagli avvocati Chinnici e Franco Paolo Martorana, sono stati condannati. Tra 90 giorni saranno depositate le motivazioni.