Cronaca

Alcamo, caporalato in agricoltura: riesame ribalta pronunciamento del Gip

Scatta il sequestro di aziende e mezzi di proprietà di alcuni degli indagati dell’operazione “Black Economy” che ha interessato i territori di Alcamo, Calatafimi e Castellammare del Golfo. Ad essere emerso un sistema di caporalato nelle campagne del comprensorio, attraverso lo sfruttamento di mano d’opera.

E’ divenuta esecutiva la sentenza del tribunale del riesame che ha parzialmente ribaltato il pronunciamento del gip del tribunale di Trapani che si era opposto ai provvedimenti di sequestro che erano stati inizialmente proposti, e annullati, delle 6 aziende collegate a vario titolo agli 11 indagati.

Il riesame ha ritenuto sussistente il fumus in relazione a tutti i reati contestati, compreso quello di associazione a delinquere, decidendo di accogliere parzialmente l’appello proposto dalla procura trapanese. Alla fine i sigilli sono scattati per due aziende, il loro compendio (quindi tutti i beni mobili e immobili a loro riconducibili) e un veicolo.

Questi beni appartengono al castellammarese Salvatore Mercadante, pregiudicato per reati di mafia, e agli alcamesi Vincenzo Coppola e Nicolò Lo Ciacio. Quest’ultimo, 33 anni, è accusato di essere il promotore, costitutore ed organizzatore della selezioni degli operai da impiegare sui campi, di un’associazione a delinquere che si occupava di «intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro».

Il pronunciamento di oggi è frutto di un’attenta analisi operata dal collegio giudicante che ha passato al setaccio le prove raccolte dal commissariato di polizia di Alcamo, costituite da intercettazioni telefoniche, servizi di osservazione e deposizioni delle parti offese, evidenziando come, oltre all’illecita attività di reclutamento, l’impianto accusatorio rilevava la sussistenza, in tutti i capi d’imputazione oggetto della richiesta di misura cautelare, delle condizioni di sfruttamento del lavoratore e dell’approfittarsi del suo stato di bisogno da parte del caporale e datore di lavoro.