Cronaca

Scandalo sanità, un partinicese tra gli indagati: intercettato con la dirigente regionale

Potrebbe ulteriormente allargarsi lo scandalo dell’alterazione dei numeri relativi ai positivi al coronavirus per quanto concerne contagi e decessi, e spunta la figura di un giovane di Partinico. Ci sarebbe infatti proprio lui tra i diversi potenziali “fiancheggiatori” in particolare della dirigente regionale del dipartimento Sanità Maria Letizia Di Liberti, finita ai domiciliari insieme al funzionario della Regione Salvatore Cusimano e al dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell’assessorato, Emilio Madonia.

Nell’inchiesta è indagato anche l’assessore regionale alla Sanità della Sicilia Ruggero Razza. L’obiettivo di questo sistema era quello di tentare di evitare che la Sicilia fosse posta come “zona rossa”, con tutte le enormi limitazioni che ne conseguono. A emergere dalle intercettazioni c’è per l’appunto un uomo di Partinico di 28 anni, dipendente dell’Asp di Palermo inserito nello staff per la gestione dei flussi dei dati pandemici per l’assessorato regionale alla Sanità, su cui non pende alcun provvedimento restrittivo.

Ma potrebbe arrivare presto: infatti la Procura di Trapani ha consegnato il fascicolo nelle mani della procura di Palermo in quanto incompetente territorialmente. Ed è proprio ai colleghi palermitani che il gip Caterina Brignone ha rimesso ogni decisione sul 28enne partinicese e su altre persone intercettate. Il ruolo del partinicese è particolarmente attivo: ci sono numerose intercettazioni in cui lui parla con la Di Liberti e traspare in tutta evidenza la manipolazione di alcuni dati relativi a contagi, ricoveri nelle terapie intensive degli ospedali di Palermo e provincia e persino decessi.

Il 28enne era tra coloro che elaboravano quotidianamente le banche dati inserendo i dati collegati al covid. In particolar modo emerge, da alcune conversazioni, che il rapporto percentuale derivante dai nuovi soggetti contagiati con il numero di tamponi eseguiti, viene artificiosamente modificato in modo da mantenere tale valore, tra tamponi effettuati e numero di soggetti positivi, al di sotto della soglia percentuale che nel tempo è variata dal 15 al 10%.

Si presume che tale manipolazione dei dati venisse effettuata per incidere sull’indice Rt, tenuto conto anche degli altri dati regionali, tra i quali il numero di decessi, i ricoveri ospedalieri ordinari ed in terapia intensiva. Tra il partinicese e la dirigente intercorrono vari dialoghi telefonici e in alcuni di questi la burocrate dice senza mezzi termini:  “Uno di qua e due di là… vedi a quanto siamo, altissimo è il dato, questo è il problema”.

In pratica la Di Liberti gli chiede di spalmare i numeri dei contagi, in alcuni casi addirittura di tenerli nascosti per 24 ore in attesa di verificare i numeri dell’indomani. C’è anche un passaggio in cui sempre la dirigente ordina al dipendente dell’Asp di fare modificare il numero dei decessi sul territorio: “Anziché 10 devi inserire 6”, e nel contempo sollecita lo stesso giovane di avvisare una terza persona immediatamente prima che il dato venga trasmesso.