Cronaca

Terrasini, naufragio Nuova Iside: le motivazioni della revoca dei domiciliari all’armatore della “Vulcanello”

Non ci sarebbe stata alcuna intenzione di nascondere presunti colpevoli o possibili prove. Questa in sintesi la motivazione del tribunale del riesame che annullò l’arresto dell’armatore Raffaele Brullo della “Vulcanello”, la petroliera che avrebbe investito il peschereccio di Terrasini “Nuova Iside” affondato la largo di San Vito Lo Capo il 12 maggio del 2020 e in cui persero la vita i marinai Matteo, Vito e Giuseppe Lo Iacono.

Secondo il giudice del riesame non vi fu “consapevole e deliberato proposito di immutare artificiosamente lo stato e le condizioni della nave o l’intenzione di rafforzare l’altrui condotta a titolo di concorso morale”.

Tesi che quindi ribalta completamente l’ipotesi che era stata invece avanzata dalla procura di Palermo nel giorno in cui spiccarono diverse misure cautelari e tra queste proprio a Brullo, 77 anni, finito ai domiciliari con le accuse di frode processuale e favoreggiamento personale; con lui furono coinvolti il comandante, il timoniere e il terzo ufficiale di coperta, accusati invece di naufragio e omicidio colposo.

Secondo gli inquirenti l’armatore avrebbe aiutato l’equipaggio autorizzando la sovrapitturazione della “Vulcanello” poco dopo la collisione con la “Nuova Iside”, con l’intenzione evidentemente di nascondere le possibili prove dello scontro.