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Terrasini, operaio licenziato ingiustamente dal Comune: il caso alla procura della corte dei conti

Diventa un debito fuori bilancio il caso di un dipendente licenziato che ha vinto la sua battaglia giudiziaria contro il Comune di Terrasini, almeno in primo grado. E adesso la questione si sposta persino sul fronte della Procura della Corte dei conti a cui i revisori del municipio hanno trasmesso tutta la documentazione che ha portato a questo debito.

La palla intanto passerà nei prossimi giorni al consiglio comunale che sarà chiamato a riconoscere questo debito che non è sicuramente di poco conto: quasi 22 mila euro tra spese di giudizio e il riconoscimento degli stipendi al lavoratore per tutto il periodo in cui è stato sospeso dal lavoro. Il caso è stato, come è ovvio che fosse, analizzato dai revisori dei conti che nella loro relazione hanno lanciato un ben preciso allarme:

«Al fine di evitare azioni giudiziarie da parte del creditore, che potrebbero portare ad un ulteriore esborso per l’ente in termini di spese legali, interessi, rivalutazioni monetaria e altro, – specificano i revisori Orazio Mammino, Francesca Maria Agona e Pietro Gulizzi – si rende necessario ed opportuno procedere con il relativo riconoscimento del debito fuori bilancio». Vicenda che sul piano tecnico-amministrativo promette di avere anche dei possibili strascichi: «Copia della deliberazione, completa in tutte le sue parti, – precisano i revisori – si trasmette alla Procura della Corte dei conti per le determinazioni consequenziali».

La vicenda è quella che colpì Vincenzo Anania, 59 anni, il cui licenziamento fu considerato dal tribunale del lavoro “illegittimo”. Di recente era rientrato tra i precari stabilizzati e proprio questo nuovo contratto di lavoro era stato considerato come “sanante” di tutti i procedimenti disciplinari avuti nel passato.  Alla tirata dei conti, secondo il giudice, una sola può essere la contestazione disciplinare da tenere in conto, ed è quella del luglio del 2020 quando Anania ebbe uno scontro verbale con il sindaco durante una visita di quest’ultimo al parco giochi di “Villa a mare”, dove prestava servizio lo stesso dipendente.

Troppo poco per determinare un licenziamento, secondo il tribunale. «Siamo convinti della bontà dell’attività portata avanti nei confronti di questo lavoratore – afferma oggi il sindaco Giosuè Maniaci -, ed infatti abbiamo presentato appello. Abbiamo solo preteso dal lavoratore che facesse il suo dovere e questo nell’ottica di garantire la comunità. La vera questione in tale vicenda è che la pubblica amministrazione, quando accadono queste cose, non è adeguatamente tutelata».