Cronaca

Carini, Balestrate e Trappeto: gestione fanghi depuratori, commissariato settore ‘Ambiente’ Amap

I depuratori nei 34 comuni sotto la gestione dell’Amap avranno un nuovo “sovrintendente”. Si tratta del chimico ed esperto di tutela ambientale Luigi Librici, in passato direttore del laboratorio di igiene e profilassi e direttore del dipartimento provinciale dell’Arpa, l’azienda regionale di protezione dell’ambiente. È lui il commissario nominato dal tribunale di Palermo in seguito al procedimento penale aperto nei confronti dell’Amap per una presunta gestione illecita dello smaltimento dei fanghi di alcuni depuratori, tra cui quelli di Carini. Balestrate e Trappeto.

Librici in pratica sarà chiamato ad un’attività che avrà come obiettivi quelli di ripristinare tutti i depuratori, la ricognizione dei danni provocati dagli impianti e la predisposizione di un piano di risanamento ambientale. Da evidenziare che il gip, Piergiorgio Morosini, ha stabilito di commissariare l’Amap solo sul settore operatori “Ambiente e depurazione”, e non quindi l’intera struttura come era stato richiesto dalla Procura di Palermo.

Al centro di questa indagine sono finiti i fanghi dei depuratori di Balestrate, Carini e di Acqua dei Corsari di Palermo per una loro presunta gestione illecita. Sul tavolo del Gip è finita la relazione tecnica depositata dall’Arpa, l’agenzia regionale protezione ambiente, in cui si avanzano dei dubbi su dove siano finiti per un certo numero di anni nel recente passato i fanghi della depurazione.

Iscritti nel registro degli indagati l’amministratore unico Alessandro Di Martino, l’ex presidente Maria Concetta Prestigiacomo, e i dipendenti Angelo Siragusa, Adriana Melazzo e Dorotea Vitale: le accuse a vario titolo sono di inquinamento ambientale, traffico illecito di rifiuti, frode in pubbliche forniture. La tesi della municipalizzata è stata quella che la società ha agito con “correttezza” rispetto all’attività di smaltimento dei fanghi prodotti dai depuratori.

L’ipotesi dell’accusa riguarda vari reati ambientali per una presunta mala gestio durata anni. Secondo l’atto d’accusa la società che gestisce il servizio idrico e fognario in 34 Comuni della provincia per svariati anni avrebbe smaltito illecitamente i fanghi di alcuni impianti di depurazione senza eseguire lavori di manutenzione. L’ipotesti degli investigatori è che sarebbero stati immessi «fanghi di depurazione e altre sostanze inquinanti nel tratto di mare circostante il pennello di sversamento dei depuratori», causando danni all’ecosistema marino.

I dubbi sono emersi da un’analisi della produzione dei fanghi non relazionabili con il numero di abitanti equivalenti trattati. Nella memoria difensiva il legale dell’Amap, Valentina Castellucci, sosteneva che l’accumulo dei fanghi fu causato da circostanze oggettive: «Una situazione assolutamente emergenziale che ha riguardato nell’anno 2018 la pressoché totalità degli impianti di depurazione delle acque reflue presenti sul territorio nazionale».