Cronaca

Partinico, torna a parlare l’ex sindaco dopo la retata antimafia: “Dimissioni necessarie in quel contesto”

Le chiavi di casa non le voleva consegnare nelle mani sbagliate. Proprio per questo motivo l’ex sindaco di Partinico, Maurizio De Luca, si dimise nel maggio del 2020, appena 11 mesi dopo la sua elezione. Aveva “fiutato” che qualcosa al palazzo di città non andasse, specie sul fronte del settore dei rifiuti, delle finanze e della gestione dell’allora casa di riposo “canonico Cataldo”.

Ovviamente non avrebbe mai potuto immaginare che ad essere travolti potessero essere persino tre dei suoi assessori, su cui pende la proposta d’incandidabilità della procura di Palermo: «Le priorità – commenta De Luca – erano superare l’emergenza rifiuti, risanare i conti di un Comune oramai sul lastrico e riportare la legalità nelle stanze del palazzo. Perché mi sono fidato di quelle persone? In generale dare nei limiti del possibile fiducia, a meno di chiari e palesi fatti pregressi, non è mai un errore. Sono gli altri che poi si giocano questa fiducia secondo il loro modo di essere. Mi è costato molto dimettermi, ma avevo intuito che non era possibile andare avanti in quel modo e con quel contesto che per larga parte continuava a fingere di non capire. Ringrazio per il loro operato magistratura e forze dell’ordine perché hanno lavorato e anche bene. Oggi è stata tolta sporcizia dal mondo, ed anche questo vuol dire donare bellezza al mondo».

L’operazione antimafia scattata all’alba di ieri ha trovato molto del suo fondamento proprio nel periodo della sindacatura di De Luca. La politica non è stata esente dall’allungare i suoi tentacoli ammanicandosi con noti esponenti di Cosa nostra. L’impressione è che cercasse proprio in loro quell’autorità che non gli veniva riconosciuta, tanto che ci sono stati contatti tra ex consiglieri che hanno interloquito con il boss Nino Primavera nella fase in cui scoppiavano forti contrasti per la nomina del presidente del consiglio.

Oggi l’ex sindaco si toglie qualche sassolino dalle scarpe: «C’è chi ha continuato a sostenere che la mafia non c’entrasse nulla con lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. Addirittura è stato detto che fossero tutte ‘minchiate’ e credo che purtroppo nessuno chiederà mai scusa nonostante le continue evidenze. E alla luce di quanto successo oggi, visto che aveva torto, se non lo farà, potrebbe sorgere il dubbio che i motivi siano due: o per mancanza di coraggio, o perché in malafede. Sminuire certi fatti è estremamente grave, e questo è preoccupante per la comunità nell’ottica di una sua ricostruzione dopo quanto accaduto».

Proprio la citazione di diversi ex assessori tra gli incandidabili potrebbe porre De Luca anche tra chi ha commesso degli errori, nel suo caso di valutazione:

«Sappiamo benissimo che chi fa politica – sostiene – deve rispettare accordi di natura politica. Tanto è vero che nel corso del mio seppure breve cammino da sindaco ho notato che c’era chi non rispettava determinate mie direttive che andavano nella direzione di risolvere i problemi più impellenti, a cominciare della perenne emergenza rifiuti, e ho azzerato una giunta. Più in generale posso dire che se mai avessi notato anche uno solo dei sospetti emersi poi dalle indagini sulle presunte co-interessenze tra politica e mafia non avrei esitato un solo istante a denunciare chicchessia, anche se fosse stato un mio assessore. Forse proprio per questo mio modo di pensare mai nessuno di coloro i quali trovo citati nella relazione di scioglimento mi ha mai avvicinato. Tornassi indietro rifarei le stesse scelte fatte in quel periodo della mia sindacatura».