Cronaca

Partinico, gli “incandidabili” dovevano essere di più: memoria-shock della Procura

Gli “incandidabili” non dovevano essere soltanto in cinque ma almeno due in più. Tesi che porta avanti la procura di Palermo riguardo allo scioglimento del Comune di Partinico nel luglio del 2020 per infiltrazioni mafiose. Tutto messo nero su bianco nella memoria difensiva che è stata prodotta dai sostituti Federica La Chioma e Giulia Beaux e dal procuratore aggiunto Marzia Sabella nella memoria difensiva presentata nell’ambito del processo in corso per decidere sulle incandidabilità di cinque tra ex consiglieri comunali ed assessori del Comune.

Al momento rischiano soltanto gli ex assessori Monica Supporta, Rosi Pennino e Maria Grazia Motisi, e gli allora consiglieri in carica Vito Giuliano e Alessio Di Trapani. Ma secondo i magistrati con loro dovevano essere citati anche Angela Landa, nella qualità di assessore, e Gioacchino Albiolo, seduto negli scranni del consiglio. Nella memoria i pm evidenziano con chiarezza il loro netto orientamento in merito:

«La circostanza che non sia stato depositato il ricorso del ministero dell’Interno, per il tramite dell’avvocatura dello Stato, per Landa e Albiolo impedisce in questa sede di avanzare richieste, pur auspicandosi una iniziativa correttiva del ministero in questo senso».  In particolare la Landa sarebbe citata in un’intercettazione avvenuta tra Antonino Nania e Giuseppe Tola, ritenuti personaggi di spicco per via delle loro segnalazioni per mafia, e indicata come “politico a disposizione”, ritenuta quindi a loro “vicina”.

Albiolo invece aveva contatti diretti con Nunzio Cassarà, condannato per associazione mafiosa, tanto da farlo assumere i una cooperativa da lui in qualche modo controllata. Comportamenti che, sempre secondo la procura, davano “causa all’infiltrazione del Comune”. Intanto ogni decisione sulle incandidabilità è stata rinviata al prossimo settembre. Se il tribunale dovesse confermare la tesi della procura i 5 ex amministratori non potranno candidarsi alle elezioni per la Camera dei deputati, per il Senato della Repubblica e per il Parlamento europeo nonché alle tornate regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali, in relazione ai due turni elettorali successivi allo scioglimento stesso.

Questo quanto recita l’articolo 143 del testo unico degli enti locali collegato al decreto legislativo del 2 luglio 2000 in cui per l’appunto si disciplina lo “scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare”.

Una legislatura turbolenta quella che vide De Luca sindaco per appena 11 mesi; a subentrargli fu un commissario nominato dalla Regione, poi arrivò nel luglio del 2020 lo scioglimento per infiltrazioni mafiose con nomina degli attuali tre commissari prefettizi.