L'editoriale

Partinico, mafia decapitata: ora la città rifletta da che parte stare, basta alibi

Senza se e senza ma. Ora Partinico si trova davvero ad un bivio. Lo Stato ha fatto la sua parte: ha colpito duramente le cosche in più occasioni, ha scoperto i falsi pentiti tornati sotto traccia a gestire gli affari della droga, ha persino fatto tabula rasa di tutti i gruppetti criminali più o meno grandi. Insomma, nell’ultima operazione antimafia “Gordio” con una capillare attività di controllo del territorio, sono stati scovati dopo anni di indagine ben 5 aggregazioni con dentro mafiosi e forse anche aspiranti tali.

Ben 85 quelli che hanno avuto delle misure cautelari, tantissimi se si considera che Partinico è una città di 33 mila abitanti. Dentro il calderone non solo i vecchi patriarchi ma anche i nuovi rampolli e persino i rampanti che credevano di potersi fare strada tra droga, armi e potere. E tutto questo accade ad un anno esatto in cui dal palazzo di città è stata anche spazzata via la politica locale, anche questa fatta dai soliti noti.

Basta guardare i nomi di quasi tutti quelli che oggi rischiano l’incandidabilità, o quelli che sono stati recentemente nominati dagli stessi magistrati e che meriterebbero l’incandidabilità. Con sé portano una vagonata di voti, ad ogni elezione. Insomma, gli uomini del palazzo e per tutte le stagioni. Ora per i partinicesi c’è un’opportunità unica, forse l’ultima per poter salvare dal baratro questa città. Devono dimostrare di essere culturalmente pronti a recidere con questo modo di fare politica il cordone ombelicale. Possono dire basta, possono finalmente togliersi la “rogna” da dosso.

E questa volta non hanno più alibi. Da decenni, ad ogni elezione, sottovoce tra le piazze e i bar, l’elettore medio partinicese ha sempre ripetuto a pappagallo la stessa cantilena: “Lo so chi è quello, ma che devo fare. Mio figlio ha bisogno di lavorare, io ho bisogno…”. Bene, il treno che sta passando è di quelli unici. Cancellare definitivamente questo mondo e anche questa subcultura mafiosa. Perché, sappiatelo, anche questa è mafia. La mafia non è solo chi è parte attiva dell’organizzazione, chi estorce, uccide o controlla il traffico di droga ed i voti.

La mafia sta anche nella mentalità di chi pensa che alla fine lo status quo è l’unica strada, che il sistema seppur malato non si può combattere. Lo Stato, quello che spesso rimproveriamo per le sue mancanze e per i suoi ritardi, ci ha invece dimostrato che cambiare si può e si deve. Partinico adesso è tabula rasa, almeno nella sua strutturazione della medio-grande criminalità. E se magari qualcuno ha avuto la “fortuna” al momento di sfuggire oggi sa bene che attorno ha solo terra bruciata.

Ora ai partinicesi spetta fare il proprio dovere, e cioè quello di mantenere questa terra bruciata e far germogliare solo prosperità, la politica sana che investa sulla meritocrazia e per la crescita socio-economica del territorio. Un futuro del genere, adesso, non è più utopia. È realtà, basta solo volerlo. Tutto adesso dipende dai partinicesi. Adesso è arrivato il momento di mettere con le spalle al muro quei pochi che magari ritenteranno la scalata verso il palazzo di città o nelle oramai azzerate gerarchie della cosca locale.

Si può e si deve, e se così non sarà non ci si potrà più indignare quando ancora una volta, in uno scenario futuro che nessuno si augura, qualcuno etichetterà questa comunità come mafiosa. L’indignazione bisogna dimostrarla oggi, con i fatti e non con le solite note stampa da quattro soldi.