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Alcamo, ritardi lavori urbanizzazione a Sasi La Procura della Corte dei conti accende i riflettori

Ritardarono colpevolmente i lavori di urbanizzazione di contrada Sasi, creando un danno erariale pari a mezzo milione di euro. Almeno questa è la tesi della Procura della Corte dei Conti che ha citato in giudizio 5 tra ex ed attuali tecnici e funzionari del Comune di Alcamo. La prima udienza si aprirà il prossimo 20 ottobre.

A finire nel mirino dei magistrati contabili per questa vicenda l’ingegnere Antonio Renda, 61 anni, in qualità di responsabile del Settore Lavori pubblici, Giambattista Impellizzeri, 51 anni, l’architetto Giovanna Giordano, 60 anni, responsabile dell’Urbanistica, e i geometri Nunzio Bastone, 68 anni, e Aldo Palmeri, 66 anni, rispettivamente dei settori Lavori pubblici e Urbanistica. La vicenda trae origine dalla segnalazione di danno erariale avanzata nel 2016 dalla guardia di finanza che, nell’ambito di proprie indagini, segnalò presunti illeciti in occasione della realizzazione dei lavori di urbanizzazione primaria dell’area attrezzata per insediamenti produttivi in contrada Sasi relativamente al primo stralcio.

Il progetto esecutivo venne approvato nel 2002 e stabiliva il termine di due anni per l’inizio dei lavori e di anni tre per la loro conclusione. In realtà però non andò così: in seguito all’assegnazione dell’appalto, che fu di fatto affidato alla Cea legata all’imprenditore Pasquale Perricone (che è stato in diversi momenti assessore e vicesindaco del Comune), era stato stabilito che il cantiere si sarebbe dovuto chiudere nell’aprile del 2004. Invece vi furono ben quattro proroghe e le operazioni si chiusero oltre un anno dopo.

L’intoppo principale sarebbe stato legato alla presenza di linee telefoniche ed elettriche che avrebbero creato intralci alle attività d’intervento ma questo venne fuori appena una settimana prima dell’inizio dei lavori. In pratica nessuno al Comune si sarebbe accorto di nulla, e questa secondo la Procura sarebbe stata una grave negligenza di dirigenti e funzionari impegnati a vario titolo in tale appalto. Finì che la ditta chiese al Comune inizialmente 800 mila euro di danni per i ritardi, accordandosi poi per 500 mila. Secondo i magistrati contabili la vicenda sarebbe stata tenuta sotto traccia in quanto non fu mai segnalato nulla alla corte dei conti.

Per crearsi una sorta di alibi fu scritto in una relazione riservata che nessuna inadempienza sarebbe stata imputabile al Comune ma semmai ad Enel e Telecom che non avrebbero provveduto allo spostamento tempestivo delle condotte elettrice e telefoniche. Secondo però la Procura, anche sulla base di un’analisi fatta lo scorso anno dall’avvocatura comunale, questa è stata solo una tesi “strumentalmente avanzata” per sottrarsi alle proprie responsabilità.