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Alcamo, ditta rifiuti “salda” il debito, Comune trattiene i tributi evasi dall’appalto

Il Comune di Alcamo trattiene alla ditta D’Angelo le somme sino ad oggi maturate con l’appalto per lo smaltimento della frazione umida del rifiuto. In questi giorni gli uffici hanno effettuato l’operazione andando a sanare il debito che avrebbe contratto la ditta nei confronti dell’ente locale per alcuni tributi non pagati, in stragrande maggioranza Imu.

Ad essere stato applicato il regolamento generale delle Entrate del Comune di Alcamo, approvato con delibera di consiglio comunale nell’ottobre del 2020, con cui si stabilisce tra le altre cose che “nel caso in cui l’ente vanti crediti nei confronti del soggetto con specifica partita iva/codice fiscale, previa acquisizione della necessaria certificazione dell’ammontare del credito vantato dal Comune, l’ufficio liquidatore notifica all’interessato che si procederà alla compensazione tra il credito ed il debito riscontrato”.

Così è stato fatto in questa specifica circostanza ed il debito-credito è stato quasi del tutto annullato. Il caso era venuto fuori nei giorni scorsi, quando improvvisamente l’ufficio si accorge che questa ditta aveva un debito per tributi non pagati pari a quasi 350 mila euro. Da qui la decisione di rescindere il contratto con la ditta D’Angelo che gestisce l’appalto per lo smaltimento della frazione umida dei rifiuti, con tanto di segnalazione per l’inadempienza all’Anac, l’autorità anticorruzione.

L’appalto in questione, per un importo di circa un milione di euro, era stato consegnato sotto le riserve di legge il 4 giugno scorso ma solo alla fine dello scorso mese di agosto è saltato tutto fuori in seguito ad un controllo effettuato dagli uffici sulle dichiarazioni rese in sede di gara dall’aggiudicatario sul possesso dei requisiti di ordine generale e di capacità tecnico-organizzativa ed economica finanziaria. Il provvedimento di interruzione del rapporto da parte del Comune di Alcamo fa leva su un precedente pronunciamento del Tar su una situazione simile.

La compensazione è stata possibile trattenendo le somme che il Comune avrebbe dovuto liquidare alla stessa ditta per questo appalto per il periodo di lavoro maturato sino a questi giorni. Tutto contestato dalla stessa ditta che aveva presentato le sue controdeduzioni, evidenziando persino l’errata applicazione della norma.

Questa vicenda trova spunto dall’applicazione di un regolamento comunale del 2020 nel quale dispone che “i competenti uffici comunali, prima di procedere alla liquidazione di somme dovute per somministrazioni, forniture, appalti ed altri atti che comportano maturazione di crediti, richiedono agli uffici che gestiscono le entrate comunali l’attestazione che non sussistono crediti dell’ente con riguardo al codice fiscale/partita iva dei soggetti interessati alla liquidazione alla data della richiesta”.