Enti locali

Sindaci del comprensorio minacciano dimissioni di massa, difficoltà nei bilanci

Ci sono anche diversi sindaci del comprensorio del partinicese e del Golfo di Castellammare tra i firmatari di un documento in cui minacciano dimissioni in massa se non arriveranno segnali concreti. La loro presa di posizione a conclusione dell’Assemblea Anci di Parma, nel corso della quale “sono emerse, in tutta la loro gravità, le forti criticità finanziarie e di personale ripetutamente rappresentate al Governo e al Parlamento nazionali nei mesi scorsi”. E’ quanto si legge in una nota dell’Anci Sicilia, l’associazione nazionale dei Comuni.

“La gravità della situazione – prosegue la nota – consiste nella impossibilità di approvare i bilanci per 250 su 391 Comuni siciliani, la cui restante parte ha già dichiarato il dissesto o è già sotto Piano di riequilibrio finanziario”. Nel corso dell’assemblea è emerso che le comunità dell’Isola “sono di fronte a una crisi di sistema drammatica e così vasta che prescinde dalle questioni amministrative e gestionali e dagli orientamenti politici. E’ altresì emersa una condizione di impossibilità ad offrire servizi adeguati ai cittadini ed a realizzare investimenti specie in vista dell’attivazione delle risorse del Pnrr”.

Una presa di posizione che arriva dopo la manifestazione di protesta dello scorso 3 novembre, con circa un centinaio di sindaci siciliani a marciare su Roma per chiedere risposte al governo. Nel nostro comprensorio aderirono Alcamo, Castellammare del Golfo, Balestrate e Trappeto. La mobilitazione fu organizzata dall’Anci Sicilia, l’associazione nazionale dei Comuni sezione dell’isola per denunciare le gravi criticità finanziarie e organizzative degli enti locali siciliani. Il messaggio dei primi cittadini è stato chiaro: servono anzitutto risorse per garantire servizi e non è più pensabile di continuare a tagliare inesorabilmente, con il rischio che ad essere penalizzati possano essere le fasce più deboli della popolazione su cui inevitabilmente si verrebbero a riverberare i tagli. In marcia con loro anche il governo regionale, l’Anci Sicilia (associazione nazionale dei Comuni), parlamentari regionali e nazionali, sindacati, il modo del terzo settore e l’Asael, l’associazione siciliana amministratori enti locali.

In un documento, approvato dai primi cittadini dell’Isola, l’Anci Sicilia ha esposto al governo nazionale le principali difficoltà che ostacolano la crescita economica dei territori e ha contestualmente avanzato specifiche richieste: “Le difficoltà e i ritardi che la gran parte dei Comuni siciliani incontrano – si legge nella premessa – da numerosi anni, nell’approvare gli strumenti finanziari rappresentano solamente la punta dell’iceberg delle profonde criticità di carattere finanziario e organizzativo che derivano da una pluralità di cause quali: la mancata previsione di strumenti perequativi che compensino la scarsa capacità fiscale (si tenga conto del fatto che gli stessi fabbisogni standard ad oggi non tengono conto ancora delle capacità fiscali). Nel caso della Sicilia, i meccanismi perequativi derivano, oltre che dalla legge sul federalismo fiscale (n.42/2009), direttamente dalle norme dello Statuto siciliano; l’inadeguatezza del sistema di riscossione dei tributi locali, anche a causa delle specifiche criticità legate al funzionamento di Riscossione Sicilia spa; profonde carenze di personale qualificato. Secondo un recente monitoraggio effettuato dall’Anci Sicilia mancano, in pianta organica, circa 15.000 unità, di cui oltre 4.000 tra dirigenti e categoria ‘D’. Su tale ultimo aspetto, va evidenziato il circolo vizioso derivante dal fatto che la legge ha legato le capacità assunzionali alle capacità finanziarie degli enti.