Un freno allo smart working al Comune di Alcamo. Ed in particolare arriva dalla Direzione 3, che si occupa di Affari generali, Risorse umane e Servizi alla persona. Il dirigente Sebastiano Luppino, con una propria direttiva, ha cominciato a porre una serie di paletti e limitazioni che quindi mirano alla riduzione del lavoro da casa.
Ad essere anzitutto stato stabilito che ciascun lavoratore dovrà garantire più ore in presenza, che vi sia un’adeguata rotazione e che si agevoli maggiormente il dipendente appartenente a “fasce deboli”. In quest’ultima categoria rientrano le lavoratrici nei tre anni successivi alla conclusione del periodo di congedo di maternità, i lavoratori con figli in condizioni di disabilità e quelli che hanno una diretta disabilità.
In particolare sono state date delle limitazioni e in primis si dovrà sempre chiedere un’autorizzazione. Al massimo potranno essere posti in modalità smart working il 30 per cento del personale in servizio. Ovviamente resta delle eccezioni e il lavoro agile viene consentito allorquando siano rappresentate in modo documentato ragioni relative: alle condizioni di salute del dipendente e dei componenti del nucleo familiare, della presenza nel nucleo familiare di figli minori di 14 anni, della distanza dalla zona di residenza o di domicilio e la sede di lavoro, nonché del numero e della tipologia dei mezzi di trasporto utilizzati e dei relativi tempi di percorrenza.
Le attività lavorative potranno essere rese in modalità agile per un tempo definito e per un massimo di due giorni a settimana. Dovranno essere altresì oggetto di accordo tra le parti gli specifici obiettivi della prestazione resa in modalità agile che dovranno essere misurabili in termini di tempo e di risultato e le modalità e i tempi di esecuzione della prestazione e della disconnessione del lavoratore dagli apparati di lavoro, nonché eventuali fasce di contattabilità.