Perché l’Italia ha investito attivamente nel tech building negli ultimi due anni?

La parola d’ordine di questa nuova fase dell’economia italiana è quella dell’innovazione e rinnovo. L’Europa, da bacchettatrice delle politiche degli stati membri, seguendo la dottrina Merkeliana del piccolo risparmio, si è ritrovata – whatever it takes – dall’altra parte della barricata, iniziando a capire che se non c’è sviluppo non c’è futuro, anche se i conti sono “in ordine”.

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E ha finalmente aperto i cordoni della borsa, mettendo in grado le economie di alcuni stati membri – Italia inclusa – di accedere a fondi di cui avevano maledettamente bisogno.

Un cambiamento epocale di strategia

Negli ultimi due anni, la visione grigia e miope dei “virtuosi” paesi centro europei è stata finalmente superata, consentendo così all’Italia di recuperare quelle risorse che servivano per promuovere una crescita del paese basata sugli investimenti e sviluppo – e che, casualmente, mette i paesi come l’Italia in condizione di competere alla pari con i suoi “amici-nemici” europei. E il governo del Paese, finalmente guidato da una personalità autorevole come Mario Draghi, non si è lasciato più mettere nell’angolo accontentandosi delle briciole. Era ora: la Rivoluzione Digitale aveva bisogno di questo cambio di rotta.

Tecnica, internet e investimenti

La digitalizzazione passa attraverso lo sviluppo di internet e del protocollo 5G, che garantisce comunicazioni veloci e affidabili. Per fare un esempio, applicazioni “pesanti” di ogni tipo, oggi funzionano rapidamente. Un gioco estremamente popolare come la slot Book of Ra, per esempio, con la sua grafica perfetta e  i suoi effetti sonori coinvolgenti, grazie a questa tecnologia funziona in modo fluido e senza freeze anche sul nostro cellulare: e questo accade anche grazie al fatto che l’Italia è uno dei paesi pionieri nell’installazione delle infrastrutture 5G in Europa. Con questa tecnologia, i benefici si vedranno in tutta l’industria dell’intrattenimento, così come in altri settori.

Grazie alle possibilità offerte da questo piano di sviluppo, che non ha uguali dal Piano Marshall dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’Italia potrà difendere e confermare il posto che attualmente occupa in Europa e nel mondo: il secondo paese più industrializzato dietro la Germania tra i 28 attuali membri dell’Unione Europea.

I punti di forza e di debolezza del Belpaese

I report di Deloitte – l’azienda di consulenza americana – snocciolano i dati che dimostrano tutta la competitività del sistema-paese tricolore – e che si dimostrano una sorpresa rispetto alle analisi pubblicate periodicamente dai mass media.

Per esempio, l’Italia è uno dei paesi con più industrie ad alta tecnologia in Europa: ben 5,400 su un totale di 46,000. E gli investimenti in R&D del sistema Italia sono superiori del 12% circa rispetto a quelli della media Europea. Esistono settori high-tech dove l’Italia è tra le eccellenze mondiali: per esempio nella robotica, insieme alla Germania, dietro ai giganti Asiatici del settore e agli Stati Uniti. E anche nello sviluppo e adozione di sistemi cloud, l’Italia è davanti alla media EU.

Le criticità che affliggono il Paese sono ben note: ma a parte i fattori endemici, esistono aree dove intervenire in modo prioritario: soprattutto, uno dei settori da considerare sarà quello della formazione e riqualificazione delle competenze, dato che purtroppo i dati ci mostrano molto indietro rispetto all’Europa. Sarà necessario che il governo inizi a investire sul futuro iniziando da questo settore, per riuscire a creare uno sviluppo duraturo nel tempo.