Cronaca

Terrasini, uccise con ferocia Paolo La Rosa, chiesto ergastolo per Pietro Alberto Mulè

Ergastolo per Pietro Alberto Mulè, 21 anni di Cinisi, unico imputato per l’omicidio di Paolo La Rosa, avvenuto a Terrasini nel febbraio scorso davanti ad un locale della movida. E’ la richiesta formulata ieri in udienza dal pubblico ministero Daniele Sansone. Ad essere state ripercorse nel corso della requisitoria tutti i vari passaggi che hanno portato ad individuare Mulè come assassino. Incastrato dalle indagini dei carabinieri, dalle testimonianza e dalle immagini di videosorveglianza del locale. Ad essere stato ripreso il 21enne mentre sferra dei fendenti a La Rosa, non dandogli alcuno scampo.

L’imputato è stato indicato dal pm come “caldo”, da sempre molto rissoso. Tanto che sarebbe stato risaputo che usava sempre uscire con un coltello. Sul suo conto addebitate altre risse violente.

Nella prossima udienza saranno sentiti i legali dell’imputato che quindi faranno la loro requisitoria e daranno una loro ricostruzione della tragica vicenda. Si presume che già ai primi mesi del 2022 possa arrivare la sentenza di primo grado.

Secondo i testimoni che hanno assistito al delitto, Pietro Alberto Mulè, dopo avere litigato all’interno del locale con un buttafuori, quando stava per andare via, a notte fonda, iniziò a litigare pure con La Rosa col quale c’erano pessimi rapporti. Contrasti sorti perché alla vittima non piaceva che sua sorella fosse fidanzata con Filippo Mulè, cugino di Pietro Alberto, con cui la frequentazione era molto stretta. Dai successivi riscontri per gli inquirenti non ci furono più dubbi sul fatto che l’omicidio fosse avvenuto per mano di Pietro Alberto Mulè.

Il cugino Filippo, 19 anni anche lui di Cinisi, è invece imputato in abbreviato per concorso in omicidio. Inizialmente il capo d’accusa nei suoi confronti era di rissa, dunque posizione nettamente meno grave rispetto a quella per cui è stato poi rinviato a giudizio e adesso rischia sino a 15 anni di carcere. Per il giudice, Filippo avrebbe saputo delle intenzioni del cugino con cui si accompagnava spesso e sapeva che portava sempre con sé un coltello. L’amico Rosario Namio, il terzo del gruppetto che quella notte era con Pietro Alberto Mulè, è stato invece assolto e dunque è uscito di scena dal processo.