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Borgetto, la bufera del bene confiscato a Telejato, quando la legalità diventa un optional

Il bene confiscato alla mafia di contrada Sant’Annunziata a Borgetto, consegnato nel settembre scorso nelle mani dell’emittente televisiva di Partinico Telejato, finisce al centro di una bufera politica. La consigliera comunale Vittoria Albano ha presentato un’interrogazione indirizzata al sindaco Luigi Garofalo e al segretario generale del Comune per chiedere conto e ragione sull’utilizzo del bene confiscato.

L’esponente dell’assise chiede se l’assegnazione è stata fatta secondo le regole, se Telejato effettivamente abbia realizzato questi corsi di formazione per la promozione della legalità, se il bene sia stato riconsegnato (l’affidamento era stato previsto per il periodo tra ottobre 2021 e gennaio 2022) e chi ha sostenuto i costi delle utenze idriche ed elettriche. Il sindaco, già sulla graticola dal momento che sulla sua testa pende una mozione di sfiducia, avrà 15 giorni di tempo per rispondere così come prevede il regolamento per il funzionamento del consiglio comunale.

Dunque, prima della sfiducia e dell’eventuale decadenza, dovrebbe dare conto e ragione di quel che è successo. Una vicenda che era stata già sollevata dalla nostra testata a suo tempo quanto vi fu la consegna del bene a nostro avviso in modo quantomeno singolare: è stato fatto con un decreto di assegnazione del sindaco, in forma diretta.

In sé un modus operandi molto dubbio dal momento che c’è un ben preciso regolamento comunale che definisce la materia dell’assegnazione dei beni confiscati che al comma 1 dell’articolo 6 stabilisce: “I beni immobili destinati dalla giunta municipale a finalità sociali sono concessi in uso, con apposita deliberazione dello stesso organo, su proposta del segretario generale al soggetto giuridico individuato previo esperimento di apposita procedura di gara ad evidenza pubblica”.

Per non parlare della serie di prescrizioni imposte agli assegnatari riguardo all’obbligo di polizze fideiussorie, su eventuali lavori di manutenzione e varie autorizzazioni che, sempre sulla base del regolamento, devono essere garantiti dall’ente a cui è stato affidato. Ma alla fine questi corsi si sono realizzati? Improbabile dal momento che non vi è alcuna traccia di avvisi da parte dell’emittente, né tantomeno di attività che in passato erano state sempre pubblicizzate e oggetto di fiumi di servizi televisivi.

Il factotum di Telejato, Pino Maniaci, ieri attraverso la sua emittente ha realizzato un lungo servizio rispondendo (a suo modo) all’interrogazione ma praticamente senza in realtà chiarire nulla. Nel suo decreto di assegnazione il sindaco ha parlato di provvedimento “straordinario”, opzione che in verità non è contemplata da nessuna parte nel regolamento di concessione dei beni confiscati. Maniaci, come spesso ha fatto, rispetto alla questione mescola le carte anche in maniera grottesca, prova a spostare l’attenzione e si assurge a vittima.

La consigliera Albano, a suo dire, starebbe consumando una “vendetta personale”, facendo riferimento ad un suo parente che ha sporto querela nei confronti di Maniaci. “Di vendette parliamo, – ha detto nel servizio Maniaci – la legge lo consente, parliamo di qualcosa di provvisorio. Consigliera, perché non si è mai interessata degli altri 58 beni abbandonati dal Comune? Così si fa passare il messaggio che vince la mafia. I viali erano con l’erba alta 4 metri, ci voleva Indiana Jones per passare, la casa è totalmente distrutta, solo per entrarci abbiamo lavorato giorni.

Chi ha lasciato quella casa ha portato via tutto, sanitari, lampadari e altro ancora. Quello che c’era là dentro non se lo poteva neanche immaginare”. Maniaci fa poi riferimento a lavori durati due mesi e che per questo, oltre alla pandemia, hanno di fatto bloccato il progetto, confermando quindi che in questo lasso di tempo non si è svolta alcuna “scuola di giornalismo”, come la definisce lui stesso.

“Lei, consigliera, – prosegue Maniaci – ha puntato il dito solo su questo bene e su Pino Maniaci, è una cosa personale. C’è qualcuno che non vuole che si faccia una scuola di giornalismo contro la mafia. Noi stiamo ripulendo un bene confiscato alla mafia per restituirlo alla collettività. Questa vicenda è di una gravità unica, invierò questo filmato personalmente al prefetto”. Al di là di ogni tipo di considerazione alcune riflessioni vanno fatte anche per cristallizzare per bene la vicenda: rispettare un regolamento non è legalità?

Quando Telejato ha preso in consegna il bene confiscato sapeva già delle sue condizioni, anche perché la consegna presuppone (sempre sulla base del regolamento) la visione dello stato dell’arte. Perchè quindi ha preso un impegno, cioè di realizzare una “scuola di giornalismo”, pur sapendo che quattro mesi non sarebbero bastati come oggi sostiene? E cosa c’entra poi la pandemia? A settembre 2021, quando ci fu la consegna, la pandemia non c’era? Maniaci poi ha detto che questa consegna sarebbe prevista dalla “legge”: ma quale legge? Una consegna diretta, senza alcun avviso pubblico? Ai lettori lasciamo ogni tipo di considerazione.