Cronaca

Terrasini, omicidio La Rosa, cade aggravante per futili motivi, niente ergastolo

Niente ergastolo per l’assassino di Paolo La Rosa, il ventenne di Terrasini ucciso il 24 febbraio di due anni fa con delle violente coltellate davanti ad un locale notturno in piazza Titì Consiglio a Terrasini. L’imputato Pietro Alberto Mulè, 21 anni di Cinisi, ha avuto inflitti 16 anni. Sono venuti a cadere i futili motivi, secondo la corte d’assise che ha pronunciato la sentenza in primo grado, e questo ha permesso a Mulè di poter fruire dello sconto di pena di un terzo avendo a suo tempo richiesto l’abbreviato non concesso perché per l’appunto originariamente gli venivano riconosciuti i “futili motivi”.

In lacrime i familiari della vittima che non riescono a capacitarsi: “Tutto ciò che chiedevamo – afferma la zia di Paolo La Rosa, Maria Grazia Lo Cricchio – era l’ergastolo. La pena massima prevista per chi pone volontariamente fine alla vita altrui, per chi uccide a sangue freddo, per chi infierisce senza motivo e in modo subdolo, senza nemmeno darti modo di difenderti. Fine pena mai per chi ha inferto la pena massima a te e a tutti noi! Ma questo non è un paese giusto, questo non è un paese di giustizia. Oggi il tempio della giustizia si è trasformato nella più squallida delle realtà, e siamo morti, ancora una volta. Solo 16 anni non è certo ciò che ci aspettavamo! Davvero 16 anni vale una vita? Ma noi non ci arrenderemo! Perché se è vero che non ti riporterà mai indietro, la tua anima e le nostre meritano una giusta pace”.

Le motivazioni saranno depositate tra 90 giorni. Pietro Alberto Mulè di Cinisi, all’epoca 20enne, dopo avere litigato all’interno del locale con un buttafuori, quando stava per andare via, a notte fonda, iniziò a litigare pure con La Rosa col quale c’erano pessimi rapporti. Contrasti sorti perché alla vittima non piaceva che sua sorella fosse fidanzata con Filippo Mulè, cugino di Pietro Alberto, con cui la frequentazione era molto stretta. Dai successivi riscontri per gli inquirenti non ci furono più dubbi sul fatto che l’omicidio fosse avvenuto per mano di Pietro Alberto Mulè.