Primo piano

Nominato il nuovo arcivescovo di Monreale “Sul solco del mio predecessore”

Gualtiero Isacchi, 51 anni, nativo di Lecco ma stabilitosi con la famiglia ad Albano Laziale, è il nuovo arcivescovo di Monreale. Prende il posto che monsignor Michele Pennisi che lascia per raggiunti limiti di età. Sarà quindi il nuovo capo della chiesa monrealese che abbraccia anche i territori del partinicese e del carinese. Isacchi si è presentato con una lunga lettera ai fedeli annunciando l’intenzione di proseguire sul solco del dialogo intrapreso in questi anni dal suo predecessore. Ha ricoperto diversi incarichi nella diocesi di Albano, ultimo dei quali “economo diocesano”. Dal 2009 è cappellano del papa. Ecco la sua lettera integrale di saluto.

Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Monreale,

nel giorno in cui viene resa pubblica la decisione del Santo Padre Francesco, che ringrazio in spirito dì filiale obbedienza, di nominarmi pastore dell’Arcidiocesi di Monreale, desidero raggiungervi con un saluto. Mi permetto di utilizzare le parole con le quali san Paolo salutava la comunità di Corinto: «alla Chiesa di Dio che in Monreale, a coloro che sono stati santificati in Cristo Gesù, [ … ]:grazia a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo!» ( Cor 1,2-5). Vengo tra voi per camminare con voi sulle vie del Vangelo di Cristo Gesù, nostra gioia.

Vengo come pastore tra fratelli e sorelle. Vengo con molta trepidazione, consapevole che solo la grazia dì Dio può colmare la distanza che intercorre tra la mia persona e il servizio che Lui stesso, attraverso la voce materna de11a Chiesa, ha voluto affidarmi. Confido nella misericordia del Padre. Confido anche in voi, una Chiesa ricca di santità, che negli anni ha generato uomini e donne luminosi che ancora oggi, con la loro testimonianza, ci spronano a camminare insieme nella gioia del Vangelo. Vi chiedo particolare pazienza nell’accompagnare i miei primi passi. Affido l’inizio del mio servizio al santo patrono Castrense e, pure, alla intercessione di madre Maria di Gesù Santocanale che domenica 15 maggio sarà elevata agli onori degli altari.

Vengo per inserirmi nel percorso pastorale tracciato da santi pastori che, negli anni, si sono susseguiti alla guida dell’Arcidiocesi. Avrò bisogno dì tempo per conoscere e imparare, e intendo farlo mettendomi in ascolto dell’intera comunità. A cominciare da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Michele Pennisi, che saluto e ringrazio per la benevola accoglienza e paternità; lo ringrazio per l’esemplare sapienza con cui ha guidato, nello spirito del Concilio Vaticano II, la Chiesa a lui affidata. Saluto con deferenza il Vescovo emerito Salvatore Di Cristina. Ricordo, nella mia preghiera, il defunto vescovo Cataldo Naro, di venerata memoria, insieme a tutti i pastori che nei secoli hanno guidato Ja Chiesa di Monreale.

So di venire in una Chiesa “bella”. il cui duomo, considerato “il più bel tempio del mondo”, è solo pallido riflesso. Quando utilizziamo il termine “bello” in riferimento alla Chiesa, lo dobbiamo fare dandogli l’accezione neotestamentaria, dove “bello”, attribuito all’unico Pastore {Gv 10), significa vero, autentico, buono, che sa fare il proprio lavoro. È questa la bellezza della Chiesa di Monreale! Non tanto quella datale da mosaici, affreschi o strutture, ma quella trasmessa dagli uomini e dalle donne che si lasciano trasfornare dal Vangelo! Di tutti voi desidero mettermi in ascolto. Anzitutto di voi, fratelli nel sacerdozio, primi collaboratori del Vescovo, con cui desidero crescere nella comunione presbiterale e nello stile sinodale a cui, in questo tempo, siamo chiamati.

Di voi diaconi permanenti, ai quali è affidato il ministero della testimonianza della Parola attraverso il segno sacramentale del servizio della Carità. Di voi seminaristi, che con il vostro impegno ci dite che oggi i giovani cercano la “misura alta” dell’esistenza e sono disposti a giocarsi per la “vita buona del Vangelo”: i giovani non sono “una partita persa”. Di voi religiosi e religiose, che con i vostri carismi arricchite e rendete ancor più luminoso il volto della Chiesa locale. Di voi malati, sofferenti, disoccupati. oppressi dall’ingiustizia e dalle diverse forme di povertà, voi siete il volto di Gesù sofferente delle cui ferite dobbiamo prenderci cura perché divengano “feritoie” dalle quali può raggiungerci la misericordia di Dio. Di voi fedeli laici tutti, che siete impegnati in cammini particolari di vita cristiana nelle Confraternite e nelle diverse aggregazioni laicali, che svolgete il servizio di operatori pastorali, che lavorate a livello diocesano e che vi impegnate per vivere la gioia del Vangelo nel quotidiano.

Voi tutti, insieme, siete il volto bello della Chiesa di Monreale che desidero conoscere e ascoltare personalmente! Nell’attesa di incontrarvi «rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere>) (Ef 1, 16) e mi affido, fin d’ora, alla vostra preghiera. Un saluto particolare ai fratelli e alle sorelle delle altre confessioni cristiane presenti nel territorio diocesano, con i quali sarò felice di proseguire il dialogo già intessuto dal carissimo Mons. Pennisi. Un saluto sincero intendo rivolgerlo alle comunità di altre religioni con e quali la Diocesi dialoga e coopera in nome dell’unico Dio Padre di tutti perché, come scrive Papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli Tutti.

«Come credenti pensiamo che, senza un’apertura al Padre di tutti, non ci possano essere ragioni solide e stabi11 per l’appello alla fraternità» (n. 272). Estendo un deferente saluto ai rappresentanti della vita pubblica e sociale, alle autorità civili e militari, a quanti operano nel mondo della scuola. della cultura e del lavoro, con i quali desidero, anche io, costruire un dialogo stabile e costruttivo per un discernimento volto alla condivisione di scelte operative che costruiscano una società più solidale, giusta e umana. Sono figlio di una famiglia che si è spostata, per motivi di lavoro, dal nord al centro Italia; ora sono chiamato a proseguire il mio cammino in una realtà che conosco solo dall’esterno, ma nella quale desidero immergermi per poter attingere alla sua “bellezza” e santità, e per la quale intendo donarmi in tutto ciò che sono e che posso.

Porterò nel mio servizio episcopale, la ricca esperienza maturata nella Diocesi Suburbicaria di Albano, come viceparroco e parroco, in diversi Uffici pastorali diocesani. come direttore nel Seminario diocesano e infine come Vicario episcopale per la pastorale ed Economo diocesano. Questa esperienza mi ha insegnato ad amare la Chiesa e a servirla donando tutto me stesso. Ho imparato che non “una persona” può fare la Chiesa ma è l’insieme delle diversità (l Cor 12,12-30) a costituire il vero corpo mistico di Cristo (Col 1, 24) in cui noi sacerdoti, vescovo in primis, siamo chiamati al “ministero delle giunture” che – come accade nel nostro corpo – rende stabile il collegamento tra gli arti, armonica l’interazione tra le diverse membra e possibile il camminare insieme. È questa la prospettiva nella quale intendo il mio servizio episcopale. È la prospettiva di Chiesa sinodale a cui il Sinodo della Chiesa Universale ci invita e dentro cui il Cammino della Chiesa Italiana ci vuole condurre. È la propositiva nella quale tutti voi, in questi mesi, avete già camminato attraverso i circoli sinodali. Tutto ciò richiede fiducia nella grazia di Dio, ma anche fiducia nei fratelli e nelle sorelle disposti a vivere la comunione nella corresponsabilità. Di voi mi fido, a voi mi affido. Fratelli e sorelle, pregate per me e per la nostra bella Chiesa di Monreale.

Vi benedico.