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Partinico, impresa “fuorilegge”, il Comune dopo la batosta al Tar torna alla carica

Nonostante la recentissima soccombenza davanti al Tar, il Comune di Partinico torna alla carica e con un’ordinanza degli uffici dispone la cessazione di un’attività imprenditoriale in contrada Bisaccia e la demolizione delle opere abusive all’immobile utilizzato per carico e scarico merci. Secondo il Settore 4 Pianificazione del territorio il pronunciamento del tribunale amministrativo non cambia lo stato di fatto delle cose, e cioè che “esistono delle opere edilizie abusive” e che pertanto vanno abbattute.

Un braccio di ferro che si preannuncia ancora lungo tra le parti e che ha messo in evidenza un caso molto controverso. Il tribunale aveva dato ragione alla ditta, la Pac 2000 società cooperativa, che aveva avanzato richiesta di autorizzazione ad effettuare lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria in alcuni immobili di contrada Bisaccia facenti parte dello stesso complesso edilizio.

In realtà il tribunale non entrò nel merito della vicenda condannando il Comune per non avere risposto alla richiesta di autorizzazione entro i 30 giorni, come prescrive la legge, ma lo fece qualche mese dopo. Ora però il municipio è tornato ad emettere una nuova ordinanza evidenziando che “la pronuncia di annullamento non esaurisce il potere amministrativo e che nel caso di specie tale potere deve essere esercitato, al fine di tutelare l’interesse pubblico attuale e concreto”.

In buona sostanza gli uffici tecnici sono tornati a puntare l’attenzione sul fatto che vi siano delle “evidenti difformità urbanistiche” e che chiaramente non possono essere sanate da un contenzioso amministrativo che alla fine si è sviluppato su vicende diverse da quelle meramente tecniche. Per questo motivo gli uffici hanno riattivato il procedimento finalizzato all’annullamento della Scia, la certificazione di inizio attività, che in buona sostanza significa cessazione dell’attività imprenditoriale.

Questo perché, sempre secondo il Comune, “è stato realizzato un manufatto edilizio privo di legittimazione alcuna, sia per la violazione della norma edilizia ed urbanistica, sia per errata rappresentazione delle condizioni urbanistiche dell’intervento”. Si parla di chiusure di pensiline che avrebbero comportato un “vero e proprio ampliamento dell’originario impianto di deposito e smistamento delle merci”. Rilevate anche altre difformità di tettoie, modifiche che comportano il fatto che “l’impianto esistente non è oggi inquadrabile quale insediamento produttivo in verde agricolo”.