Ambiente

Alcamo, la paura delle piogge autunnali in zona Canalotto, interventi tampone non convincono

Proseguono gli interventi lungo il torrente Canalotto da parte del Comune di Alcamo per rimuovere i detriti accumulati dalle prime piogge e liberare l’alveo. A tamburo battente le ruspe stanno provando a rimuovere quanto più materiale possibile ed evitare quei “tappi” che hanno purtroppo provocato lo straripamento nell’autunno scorso ed i conseguenti danni che si sono verificati alle abitazioni e alle strade.

Secondo gli esperti esiste però una “deviazione” del corso del fiume per l’eccessiva antropizzazione e dunque i rischi a prescindere dagli interventi rimangono. “Stiamo intervenendo – dice Surdi – in un tratto del torrente Canalotto per rimuovere i detriti portati dalle prime acque. Abbiamo sollecitato un intervento più esteso alle autorità competenti e richiesto alla Regione Siciliana i fondi necessari. Con la nostra protezione civile inoltre abbiamo predisposto un piano di monitoraggio di tutti i punti sensibili in caso di annunciato rischio idrogeologico. Il nostro obiettivo è quello di garantire sempre maggiore sicurezza ai cittadini”.

Secondo il geologo Giovanni Pantaleo, attivo nelle file dei volontari della protezione civile alcamese, il canale negli anni ha subito una deviazione “adattandosi” all’eccessiva impermeabilizzazione ed antropizzazione delle superfici libere: “Il letto del fiume non era questo originariamente – sostiene – ed è stato modificato ulteriormente a seguito dell’alluvione che distrusse tutta la zona più di 20 anni fa. Capisco le giuste lamentele di chi da una vita ha investito con sacrifici e che in alcuni casi è riuscito anche ad ottenere delle concessioni in sanatoria ma è pur vero che l’intera area, e soprattutto la foce del fiume, sono perimetrate come zone a rischio idraulico elevato e molto elevato nel piano per l’assetto idrogeologico. Questo significa semplicemente che in quelle aree è inibita qualsiasi forma di edificabilità, ristrutturazione o intervento che possa aumentare il carico urbanistico esistente”.

Le norme di attuazione del piano per l’assetto idrogeologico, modificate nel 2021 dall’autorità di bacino, rappresentano degli strumenti sovraordinati a qualsiasi strumento urbanistico vigente: “Per cui – precisa ancora Pantaleo – se fino a dieci anni fa si poteva semplicemente istallare una veranda oggi non è più possibile e ancora di più non è valida in alcuni casi nemmeno la concessione in sanatoria già rilasciata”.

Esistono poi ancora delle concessioni in sanatoria pendenti che difficilmente potranno mai essere rilasciate. Il danno in sostanza è stato già fatto ma esistono ancora dei possibili strumenti: “Innanzitutto un piano di monitoraggio e ben più importante sarebbe invece uno studio idraulico con una deviazione a monte del canale in modo tale da bypassare e scaricare in altri alvei o in vasche di laminazione”.