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I contatti tra la mafia trapanese e i Vitale di Partinico erano frequenti

E le indagini su questo fronte vanno avanti. Spuntano pure contatti fra Piero Di Natale, tra i 35 arrestati nell’operazione antimafia «Hesperia», e Michele Vitale classe 1957, fratello di Vito (e Leonardo) e anch’egli condannato in via definitiva.

Il dialogo fra i due non è stato registrato ma dalle successive acquisizioni si comprende che quell’incontro serviva a organizzare una riunione fra Franco Luppino e Vitale, che sarebbe stata effettuata qualche giorno dopo.
 Luppino è indicato dagli investigatori come uno dei «fedelissimi» del boss e personaggio centrale nell’inchiesta.

La polizia giudiziaria ha accertato Franco Luppino e Michele Vitale hanno trascorso periodi comuni di detenzione nel 2006. Nei giorni successivi all’incontro, sono stati registrati una serie di spostamenti del Di Natale nel territorio di Partinico e contatti telefonici con il Vitale nonché con Antonio Inghilleri, proprietario della Tenuta Inghilleri, che aveva aiutato il Di Natale a rintracciare Vitale.

I boss avevano paura di essere intercettati. Di Natale nei dialoghi tranquillizzava sul fatto che aveva motivato il contatto telefonico attraverso la necessità di consegnare a Vitale una cassetta di pomodori “
“…che gli dovevo dare …no tu non devi fare il minchia con me che mi vuoi fare inculare? Eh … con te ci sono rapporti di paesani… mi ha detto di dargli… siccome sto facendo la … sto portando limoni … ed in passato mi hai detto: “ci lasci questa cassetta di pomodori a Michele in maniera affettuosa?” E gliel’ho lasciata…”. 

In ogni caso riferiva a Inghilleri che non avrebbe più dovuto fare da mediatore per questi incontri in quanto aveva concordato con Vitale le modalità per potersi incontrare senza concordare il tutto telefonicamente. 
I contatti con i Fardazza erano frequenti.

Nell’inchiesta si parla anche di una trasferta di Di Natale e Partinico per incontrare Giuseppe Alfano. Era stato incaricato da “un cristiano giusto” dì trovare con urgenza un certo “Giovanni”. Quel giorno però non ci riuscirono.Alfano prelevò Di Natale che lo attendeva in una stazione di servizio.

L’appuntamento era con “Giovanni”, figlio di Vito Vitale, storico capo del mandamento di Partinico, Vito, e già condannato per mafia. Di Natale, sempre preso dalla paura di essere intercettato, lungo tutto il tragitto ha attivato sul proprio cellulare la “modalità aereo”, ma grazie a un virus trojan installato nel telefono a sua insaputa le conversazioni sono state intercettate. Le indagini sul legame tra Luppino e i Vitale proseguono.