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la mafia trapanese e partinicese in affari

Nel corso delle investigazioni, sono stati accertati stretti e intensi rapporti tra Piero Di Natale, il capo mafia Francesco Luppino e i membri di Cosa nostra appartenenti al mandamento di Partinico.

Dalle indagini emerge che già a partire dalla fine del febbraio 2020 venivano registrate una serie di conversazioni tra Piero Di Natale e il Luppino, dalle quali si comprendeva che quest’ultimo aveva incaricato lo stesso Di Natale di organizzare una riunione con i referenti della provincia palermitana, riunione che, come si vedrà, si teneva il 26 luglio 2020.

Nella mattina del 29 febbraio 2020 veniva registrata la prima trasferta del Di Natale a Partinico, nei pressi di un negozio di mobili con insegna “LuBE”.

Le ragioni del “viaggio” venivano illustrate dal Di Natale all’associato mafioso Vincenzo Spezia il successivo 9 marzo 2020, quando quest’ultimo sollecitava lo stesso Di Natale ad andare a Partinico per incontrare un soggetto indicato come “Musacchio”; al che era proprio il Di Natale a rispondere di essersi recato a Partinico qualche giorno prima e che, tuttavia, non aveva incontrato tale soggetto perché “in galera … a Barcellona” bensì suo fratello “al mobilificio”.

La polizia giudiziaria, sulla base del servizio di osservazione svolto il 29 febbraio 2020 e dei contenuti della predetta intercettazione, ha quindi identificato “Musacchio” nell’associato mafioso di Partinico Michele Vitale, cugino dei noti “Fardazza”, in effetti detenuto in espiazione di condanna definitiva presso il carcere di Barcellona Pozzo di Gotto per l’illecita detenzione di sostanze stupefacenti.

Nuovamente il 18 giugno 2020 Piero Di Natale si recava a Partinico, dove incontrava tale Giuseppe Alfano, noto “zio Pino”; lo Spyware installato nel dispositivo cellulare dell’indagato registrava alcuni passaggi del loro breve dialogo, dal quale si comprendeva che il Di Natale era stato appositamente incaricato da “un cristiano giusto” di trovare con urgenza un certo “Giovanni” di cui lo stesso Di Natale riferiva di non voler pronunciare il cognome o comunque altri riferimenti.

Subito dopo, Piero Di Natale faceva ritorno a Partinico, dove incontrava nuovamente Giuseppe Alfano, che lo prelevava da una stazione di servizio e lo accompagnava con la propria autovettura a incontrare “Giovanni”, identificato dalla polizia giudiziaria nel mafioso Giovanni Vitale, figlio dello storico capo del mandamento di Partinico Vito e anch’egli condannato con sentenza irrevocabile per aver svolto lo stesso ruolo dopo l’arresto del padre.

Nonostante il Di Natale, lungo tutto il tragitto, attivasse sul proprio cellulare la “modalità aereo”, lo Spyware consentiva di registrare comunque alcuni passaggi del dialogo da lui intrattenuto con il Vitale prima e con l’Alfano poi; quest’ultimo, peraltro, si preoccupava di eventuali controlli ai quali avrebbero potuto essere sottoposti.