La querelle sugli scarichi

Partinico, infinita battaglia tra distilleria Bertolino e Comune, nuovo ricorso

Sarà ancora scontro in sede amministrativa tra il Comune di Partinico e la distilleria Bertolino. L’industria insalubre di prima classe ha presentato un nuovo ricorso al Cga per chiedere l’annullamento di alcune prescrizioni a cui deve adeguarsi riguardo agli scarichi e alle emissioni in atmosfera. Dopo una prima battaglia al Tar, in cui l’azienda si è vista respingere anche i motivi aggiuntivi, parte un nuovo ricorso su questa infinita querelle legata all’applicazione dell’Aua, l’autorizzazione unica ambientale che prevede stringenti parametri per l’esercizio dell’attività industriale. Comune e Città metropolitana hanno già emanato le loro direttive per imporre l’attuazione dell’Aua, per cui la distilleria aveva tre anni di tempo per adeguarsi.

Il tempo è sostanzialmente quasi scaduto: infatti i tre anni arrivano a conclusione nel prossimo ottobre e ad oggi l’azienda non ha mai presentato quel famoso progetto di adeguamento che era stato imposto per poi autorizzare gli eventuali lavori strutturali agli impianti. Sulla scorta del ricorso al Cga l’amministrazione comunale ha autorizzato gli uffici conferire l’incarico legale al legale esterno Gaetano Callipo, lo stesso che venne incaricato dalla precedente commissione prefettizia del Comune e che ha vinto i precedenti ricorsi in sede amministrativa.

“Si conferma l’incarico – spiega la giunta nella delibera – in quanto complementare e consequenziale al giudizio di primo grado ed in considerazione dell’esito vittorioso del giudizio, che permetterà al legale di predisporre motivata ed articolata memoria avverso l’atto di appello con istanza cautelare”. La sentenza del Tar fu emanata nel febbraio scorso e non ci furono praticamente storie. L’ordinanza fu abbastanza perentoria rispetto al ricorso dell’azienda insalubre di prima classe che si era opposta ai tempi imposti dal Comune di Partinico per adeguarsi ad alcuni parametri per lo scarico ritenuti “troppo stringenti” e illegittimi.

La I sezione del tribunale amministrativo di Palermo ha respinto il ricorso su tutta la linea e quindi sino ad oggi sono rimasti in piedi i provvedimenti adottati dal Comune, vale a dire la diffida ad adeguarsi alle prescrizioni imposte. Quindi l’azienda, ovviamente al netto di un eventuale ribaltamento del Cga, se vuole continuare la propria attività deve adeguare gli scarichi industriali con rifermento al fosforo ed azoto a quelli massimi indicati nell’autorizzazione unica ambientale, conforme a quanto stabilito dalla Città Metropolitana di Palermo per quanto di propria competenza.

Toccherà quindi al Comune vigilare, in quanto massima autorità sanitaria, e monitorare. Sulla base di quanto stabilito dalla I sezione del Tar, in materia le valutazioni delle autorità sono ampiamente discrezionali, e quindi possono essere sindacate nei soli casi di risultati “abnormi o evidentemente illogici e contraddittori”. “Nella fattispecie – si leggeva nella sentenza oggi appellata – le prescrizioni contestate, sono, ad avviso del collegio, adeguatamente motivate, proporzionate al caso concreto, praticabili, non illogiche e giustificabili in relazione alle caratteristiche tecniche dello scarico, alla sua localizzazione, alle condizioni locali dell’ambiente interessato”.