30 anni di carcere

Terrasini, i buttafuori imposti a Città del mare, 6 condanne

Trent’anni di carcere a 6 dei 10 imputati al processo ai buttafuori imposti nei locali notturni, e ta questi anche al resort Città del mare di Terrasini. In questo modo si è pronunciata la seconda sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Roberto Murgia.

La Procura aveva chiesto oltre un secolo di carcere per 10 imputati. Nettamente ridimensionate le pene applicate secondo quanto riporta il Giornale di Sicilia. La pena più alta per Andrea Catalano a cui sono stati inflitti 8 anni; 7 anni e mezzo invece per Emanuele Cannata, due mesi in meno per Gaspare Ribaudo. Figurano poi Cosimo Calì, 5 anni, Davide Robaudo, un anno, e Francesco Fazio, 8 mesi. Assolti invece da ogni accusa Giovanni Catalano, fratello di Andrea, Ferdinando Davì, Emanuele Rughoo Tejo e Antonino Ribaudo. La Procura di Palermo per tutti e 10 gli imputati aveva chiesto pene comprese tra 9 anni e sei mesi e 12 anni.

L’inchiesta parlava di una organizzazione criminale che imponeva, con minacce e violenza, personale della security in importanti locali a Palermo e provincia e in manifestazioni nei comuni. Dietro alla banda, che intimidiva i proprietari dei locali provocando anche risse che cessavano quando venivano assunti i buttafuori voluti dagli indagati, ci sarebbe stata Cosa nostra. In particolare il boss Massimo Mulè, già processato e condannato in abbreviato. Gli imputati erano accusati a vario titolo di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

“Scoppia la guerra mondiale, la terza guerra mondiale. La sopra volano tutti dalle finestre. Capito?”, diceva Andrea Catalano, intercettato dai carabinieri riferendosi all’organizzazione del Capodanno del 2016 a Città del mare, a Terrasini. Per Catalano la Procura aveva chiesto la condanna a 12 anni.