Uffici deserti

Alcamo, “quota 100” manda tutti in pensione al Comune

Uffici comunali ad Alcamo sempre più deserti per effetto soprattutto della “Quota 100”. Tra pensionamenti, età avanzata e stragrande maggioranza di impiegati part time, praticamente l’ente locale ha difficoltà a poter portare avanti la mole di lavoro necessaria per una pubblica amministrazione che deve soddisfare 45 mila abitanti. I maggiori “buchi” si sono creati negli ultimi 3 anni con l’ingresso della cosiddetta “quota 100” che ha permesso numerosi pensionamenti anticipati.

In questo 2023 prevista una nuova stagione di concorsi grazie ai 412 mila euro inseriti in bilancio per le nuove assunzioni. Difficoltà che sono state messe nero su bianco nell’ultimo Dup approvato da giunta e consiglio comunale, il documento unico di programmazione. Per turare le falle del sistema nell’ultimo bilancio approvato è previsto un importante piano di assunzioni all’interno del Comune di Alcamo. Stanziati ben 412 mila euro che serviranno a coprire gli enormi “buchi” che si sono creati in pianta organica negli ultimi anni. Ad oggi il Comune conta su 461 dipendenti più 131 lavoratori socialmente utili, gli Asu, titolari di misure di workfare, con assegno a carico del bilancio regionale.

Nel periodo compreso tra il 2017 e il 2022 ci sono state ben 161 cessazioni, di rapporti di lavoro con dipendenti a tempo indeterminato e tempo pieno mentre nel frattempo sono stati assunti in 27 dipendenti In particolare, il dato delle cessazioni risulta influenzato soprattutto dall’applicazione della “quota 100” che nel solo anno 2020 ha comportato 65 cessazioni. ma c’è da fare i conti anche con il precariato che vuol dire anche contratto di lavoro part time.

A fronte di 461 dipendenti in servizio, ben 338 hanno un contratto a tempo parziale da 18, 21 o 24 ore. Dai dati emerge che il cluster osservato di oltre il 90 per cento del personale in servizio ha un’età media ponderata di 57,71 anni, con la conseguenza che in una prospettiva temporale inferiore a 10 anni il Comune subirà il ricambio pressoché totale dell’attuale forza lavoro, alla luce dell’attuale sistema pensionistico. Solo il 10,63 per cento del personale in servizio è in possesso della laurea e si tratta di un dato di molto inferiore al dato medio dei dipendenti del comparto funzioni locali che è pari al 28,17 per cento.