Decreto della corte d’appello

San Giuseppe Jato, confisca a tre imprenditori in odor di mafia

Comperano un complesso aziendale a prezzo maggiorato per finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro e scatta la confisca per tre imprenditori. E’ quanto ha scoperto la Dia che ha quindi deciso di confiscare i beni a tre imprenditori della provincia Palermitana. In pratica ad essere scoperta un’operazione sottobanco mirata a favore cosa nostra. In particolare tre imprenditori avrebbero acquistato un complesso aziendale a prezzo nettamente maggiorato con lo scopo di finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro. Questo il quadro emerso dalle indagini.

Ad operare in questo caso la Dia, direzione investigativa antimafia, che ha dato esecuzione a un decreto di confisca emesso dalla corte di appello di Palermo. Il provvedimento ha riguardato tre imprenditori palermitani che operano nel comparto agricolo. Il focus investigativo si è concentrato su un’azienda del settore, con sede a San Giuseppe Jato nel Palermitano, costituita da 15 immobili e da un terreno di oltre 60 ettari. Beni stimati per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. Gli accertamenti espletati dalla Dia hanno infatti permesso di ricostruire le dinamiche sotterranee alla vendita di questo compendio aziendale, che e’ stata oggetto di speculazione immobiliare ad opera di “cosa nostra”.

Le indagini, che si sono avvalse delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno di fatto consentito di appurare una serie di riscontri. Il complesso agricolo sarebbe stato acquistato all’asta da un soggetto compiacente ad un valore significativamente inferiore rispetto a quello di mercato. Poi sarebbe stato rivenduto ai tre imprenditori con una importante maggiorazione di prezzo. E parte di questa maggiorazione, non dichiarata negli atti di vendita, sarebbe stata destinata al mantenimento della latitanza del defunto boss Matteo Messina Denaro.

“L’operazione -.si legge nella nota della Dia – si inserisce nell’ambito delle attività istituzionali finalizzate all’aggressione delle illecite ricchezze acquisite. Beni riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali. In questo modo si agisce a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale”.