Caccia agli evasori

Alcamo, buco dell’Imu da quasi 2,5 milioni di euro

Ammontano a quasi 2,5 milioni di euro i fondi dell’Imu da recuperare ad Alcamo nei confronti di evasori dell’imposta municipale sugli immobili. Questo il calcolo effettuato dagli uffici della direzione 3 del Comune che si occupa anche di riscossione delle entrate. Sono all’incirca 1.400 gli avvisi emanati e partiti o pronti a partire, nei confronti di chi non ha pagato dal 2017 sino al 2022, ultimo anno di verifica effettuato.

Con la legge 190 del 2019, infatti, si prevede che siano gli enti locali, in relazione ai tributi di propria competenza, a procedere all’accertamento dei mancati versamenti e a notificare ai contribuenti le irregolarità tributarie, e le conseguenti sanzioni amministrative. L’accertamento contabile in atto comprende per l’esattezza ben 1.424 avvisi per un importo totale di quasi due milioni e mezzo di euro. Di questi, la quota interessi ammonta a oltre 230 mila euro, la quota sanzioni a 523 mila euro, mentre le spese di notifica sono quantificate in 10.500 euro. La nuova disciplina della riscossione, imposta dalla norma, prevede una procedura più snella rispetto a quella precedentemente adottata.

Si unisce, infatti, in un unico atto sia la comunicazione dell’accertamento effettuato che la comunicazione dell’importo dovuto. In attesa del recupero di questi crediti, nel capitolo di bilancio che accoglie le previsioni per recupero è stato riportato lo stanziamento di 2 milioni e 400 mila euro; questa cifra è stata quindi accantonata nel fondo crediti di dubbia esigibilità, pensato per evitare che vengano spese somme per le quali la riscossione è in dubbio. Non è solo l’Imu il problema, per il Comune di Alcamo. Secondo i numeri degli incassi e dei crediti maturati nell’ultimo triennio dal Comune in tema di Tari, tra il 2020 e il 2022 in totale all’incirca poco più di 10 milioni gli incassi e ben 14,4 milioni invece non sono stati corrisposti nei termini di scadenza con gli avvisi bonari.

E solo parte di questi ultimi, all’incirca il 60% degli oltre 14 milioni non incassi alla scadenza dei termini, sono stati successivamente introitati attraverso gli avvisi di accertamento. Il restante 40%, invece resta non incassato, nella maggior parte dei casi perché l’utente debitore è nullatenente e non ha quindi nulla di pignorabile. In pratica è pacifico e, purtroppo, cronico, il fatto che oltre la metà dei contribuenti non paghi nei tempi o proprio per nulla.

Nonostante ciò, nel tempo si è comunque riusciti a migliorare anche la qualità del servizio in termini di raccolta differenziata. Infatti si è passati dal 47,55% di differenziata nel 2020 al 69,26%. Gli obblighi contrattuali, infatti, sono il raggiungimento di almeno il 65% della raccolta differenziata, e nel 2022 questo limite è stato raggiunto e superato. Un risultato importante, che però ha necessitato di un aumento delle tariffe: il Comune ha dovuto far quadrare i conti nel 2023, spalmando un aumento di circa 700 mila euro per conferimenti in discarica, per un totale dei costi di circa 10 milioni. La cifra è stata spalmata sulle famiglie e sulle imprese, con aumenti che vanno da 7 a 30 euro in più per le utenze domestiche; per le utenze non domestiche la variazione massima in aumento è stata del 6% e si è differenziata a seconda della tipologia di attività.