CRONACA

Partinico, Maniaci “demolito”: ascoltati 4 testi al processo, accuse pesanti di diffamazione

Nuova udienza al processo su Pino Maniaci (nella foto in alto a sinistra), finito sotto accusa nell’ambito dell’operazione “Kelevra” per estorsione e diffamazione. Un nuovo capitolo dopo quelli già affrontati sulle presunte estorsioni a ex sindaci e un assessore di Borgetto e Partinico. Questa mattina sono stati ascoltati quattro testi che hanno denunciato Maniaci per diffamazione. Per il factotum di Telejato, emittente televisiva di Partinico, una raffica di accuse per alcuni servizi mandati in onda nella sua emittente.

A sfilare davanti al giudice Mauro Terranova l’ex presidente del consiglio comunale di Borgetto Elisabetta Liparoto (nella foto in alto a destra), i giornalisti Michele Giuliano (in basso al centro) e Nunzio Quatrosi (in basso a destra), e il docente e artista Gaetano Porcasi (in basso a sinistra), questi ultimi tre tutti di Partinico. Le loro querele per diffamazione sono finite in questo troncone del processo perchè si legano in qualche modo all’attività giornalistica di Maniaci, additato come colui il quale, secondo l’accusa della Procura, avrebbe utilizzato la sua tv per effettuare servizi lesivi dell’immagine di amministratori e non solo con l’obiettivo di sfruttare la sua aurea antimafiosa e la credibilità acquisita nel tempo per colpire i suoi “avversari” o chi non gli andava a genio.

La Liparoto finì nel mirino in un’edizione del tg per un viaggio organizzato dal Comune in America per festeggiare la Madonna del Romitello, evento molto sentito dai borgettani. Durante un tg fu letto il contenuto di una missiva anonima in cui si sosteneva che la presidente del consiglio e altri amministratori sarebbero andati in contatto in aeroporto con noti mafiosi borgettani emigrati. “Tutto falso – ha sostenuto l’ex presidente del consiglio – e queste affermazioni hanno minato la mia credibilità. Da insegnante sono stata in prima fila in progetti ‘per la legalità e sono anche stata giudice popolare in un importante processo alla mafia”.

La stessa Liparoto ha sostenuto che quanto accaduto ha frenato il suo percorso politico al punto da farla desistere dal ricandidarsi in altre competizioni elettorali. Con l’avvocato difensore di Maniaci, Bartolomeo Parrino, è stato un botta e risposta sull’identificazione e il riconoscimento di presunti mafiosi effettivamente all’aeroporto: la Liparoto ha sostenuto di non avere riconosciuto alcun esponente di Cosa nostra allo scalo. E’ stata poi la volta dei giornalisti Giuliano e Quatrosi, entrambi accusati di avere sostenuto che l’incendio all’auto e l’uccisione dei cani di Maniaci, episodi avvenuti a distanza di breve tempo l’uno dall’altro nel 2014, sarebbero stati una montatura e che a commetterli sarebbe stato lo stesso gestore di Telejato.

Ad essere citato un presunto post incriminato su facebook: “Ho messo un ‘mi piace’ al post – ha commentato Quatrosi – ma non vi era assolutamente scritto che i due episodi fossero stati commessi da Maniaci”. Lo stesso Giuliano, incalzato dalle domande di Parrino, ha altrettanto smentito: “Ho sostenuto che i due casi non presentassero modalità mafiose come voleva far credere Maniaci – ha aggiunto – e poi le indagini della Procura hanno confermato il mio sospetto”. Il riferimento è all’operazione Kelevra e alle intercettazioni venute fuori: Maniaci parlando con la sua amante raccontava dell’uccisione dei cani accusando il marito della donna di essere stato l’autore il cui movente era quello di volersi vendicare della loro relazione.

Lo stesso giornalista “antimafia”, poi, si riprometteva di far venire fuori il caso come se fosse stato un messaggio della mafia e che da qui sarebbe emersa ancora una volta la sua “potenza” mediatica. Porcasi invece era stato preso di mira nel tg di Maniaci e anche qui c’è un’intercettazione in cui il factotum dell’emittente non nasconde l’intenzione proprio di volerlo colpire. Motivo? Si voleva vendicare di Porcasi (e di Giuliano, ndr) per avere realizzato un quadro sull’antimafia “fasulla” e poi riportato in un articolo sul Giornale di Sicilia.

L’artista, che è anche docente al liceo “Savarino” di Partinico, fu accusato di essere un “imbrattatele”, di “fare business” con l’antimafia e di non avere avuto mai il coraggio di fare nomi e cognomi dei mafiosi: “Tornai a casa e trovai mia figlia in lacrime – ha raccontato Porcasi – per ciò che disse Maniaci in tv. La mia famiglia ha vissuto momenti di tensione. Al contrario con la mia pittura ho denunciato i mafiosi, li ho dipinti con il loro volto e numerose tele sono esposte al museo di Corleone”. Prossima udienza fissata per il prossimo 9 aprile: saranno ascoltati l’ex sindaco di Borgetto De Luca e il suo portavoce Pino Panettino, anche loro presi di mira con articoli considerati diffamatori.