CRONACA

Partinico, processo su “voto di scambio”: chiesti 2 anni e 2 mesi per Vincenzo Di Trapani

Il pm Amelia Luise ha chiesto la condanna, tra gli altri, a 2 anni e 2 mesi per il partinicese Vincenzo Di Trapani, 39 anni, (fonte Ansa) invischiato nell’ambito dell’operazione Agorà che nel 2015 portò ad indagare 28 persone accusate a vario titolo di corruzione elettorale aggravata, malversazione, millantato credito e peculato. Sull’ex consigliere provinciale di Palermo ed esponente del Pdl, l’ombra del voto di scambio alle scorse elezioni regionali e comunali a Palermo del 2012.

Di Trapani era candidato proprio per la conquista di uno scranno a Palazzo d’Orleans ma alla fine ottenne 1.734 voti, insufficienti per la sua elezione. Con lui i principali indagati furono Nino Dina, eletto nell’Udc e più volte deputato regionale, Roberto Clemente del Cantiere popolare-Pid, e l’ex onorevole Franco Mineo, già deputato di Grande Sud. Di Trapani, figlio dell’ex sindaco di Partinico Giuseppe, è stato un esponente politico di spicco a Partinico in Azione Giovani e Alleanza nazionale, prima di approdare al Pdl.

Secondo l’accusa l’accusa, fondata da intercettazione ambientali e telefoniche, avrebbe comprato un pacchetto di voti in cambio di 3 mila euro. Soldi che sarebbero stati consegnati a Giuseppe Bevilacqua, anche lui tra gli indagati e aspirante consigliere comunale a Palermo, carica che sfiorò per una manciata di voti all’epoca. Dalle intercettazioni pare che Bevilacqua avrebbe garantito consensi elettorale a Di Trapani nella città di Palermo.

Addirittura i pm che indagano sulla vicenda avrebbero chiesto l’arresto di Di Trapani, misura respinta però dal Gip. Lo stesso partinicese avrebbe sempre respinto le accuse, convinto di poter dimostrare l’estraneità alle accuse che gli furono mosse. Clemente è stato già condannato in abbreviato. Per Dina e Mineo sono stati chiesti 2 anni di carcere, per Bevilacqua 12 anni e sei mesi. Il metodo Bevilacqua non era molto dispendioso.

“150 euro per trenta voti”, spiegava in un’intercettazione. Praticamente 5 euro a voto. Secondo la Procura, avrebbe utilizzato per la sua campagna elettorale per le comunali 2012 anche i generi alimentari del “Banco opere di carità” all’insaputa dei volontari. Regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il parmigiano, invece, lo teneva per sè.