Cronaca

Partinico, operazione antidroga “Mirò”: anche gli indagati ai domiciliari in silenzio dal Gip

Bocche cucite all’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Palermo Walter Turturici da parte di tutti coloro che hanno avuto gli arresti domiciliari nell’ambito della retata antidroga “Mirò” di Partinico e dintorni. Sono in tutto 12 quelli che hanno sfilato davanti al giudice per le indagini preliminari anche se erano 13 le misure ai domiciliari ma nel frattempo uno di loro, l’alcamese Gaspare Mulè di 45 anni, è deceduto due giorni dopo l’operazione.

Ad essersi presentati Giuseppe Militello, 27 anni di Trappeto, Angela Donatella Barretta, 49 anni di Partinico, Rosa Serena Calandrino, 35 anni di Partinico, Valentina Di Gesù, 35 anni di Partinico, Francesco Nevoloso, 33 anni di Partinico, Vittoria Cannizzo, 50 anni di Partinico, Lucia Cusumano, 29 anni di Partinico, Pietro Di Marco, 36 anni di Partinico, Vincenzo Cannavò, 55 anni di Partinico, Rosalia Aiello, 51 anni di Partinico, Sebastiano Stassi, 32 anni di Partinico, e Mariella Piazza, 31 anni di Partinico.

Con loro ci sono altri 21 indagati, tra chi ha avuto la misura in carcere, denunciati a piede libero e con obbligo di firma all’autorità giudiziaria. Il giorno prima di chi è ai domiciliari erano stati convocati per l’interrogatorio di garanzia gli altri in carcere e anche in quel caso quasi tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Tra i pochi invece ad aprire bocca sono stati Antonina Vitale, 58 anni, sorella degli ergastolani Leonardo e Vito e ritenuta a capo della banda che imponeva l’acquisto della droga e lo spaccio dello stupefacente, e il marito Leonardo Casarrubia, anche lui 58enne. I due hanno respinto ogni accusa, come ha sottolineato il loro avvocato Cinzia Pecoraro, negando ogni addebito e spiegando anche il senso della varie intercettazioni che li hanno visti protagonisti.

Tutti, secondo la ricostruzione degli agenti del commissariato di polizia di Partinico, avrebbe fatto parte di un’organizzazione che si approvvigionava e vendeva la droga al dettaglio, con mire sempre più espansionistiche.

Infatti le cessioni sono state documentate anche nell’hinterland partinicese, addirittura al quartiere Zisa di Palermo e sino al trapanese, tra Alcamo, Castellammare del Golfo e Mazara del Vallo. Secondo gli inquirenti a reggere le fila erano le famiglie Vitale-Casarrubia, avvalendosi poi di stretti collaboratori tra i quali Salvatore Lo Biundo, che figura tra coloro che sono dietro le sbarre.