Cronaca

Carini, droga e bella vita in una villetta Sequestrati beni a Maurizio Di Stefano

La sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha disposto il sequestro di beni a Carini di Maurizio di Stefano, 44 anni, al momento detenuto. I sigilli sono stati apposti a beni del valore stimato di circa 200 mila euro: in particolare sono stati sequestrati un terreno, ubicato nel territorio di Carini, sul quale sono stati edificati una villetta e due magazzini, nonché un’autovettura.

Di Stefano, pregiudicato e già condannato per reati contro il patrimonio ed in materia di sostanze stupefacenti, è stato destinatario del provvedimento dell’avviso orale emesso dal questore di Palermo nel 2001, nonché della misura di prevenzione della sorveglianza speciale nel 2004 per la durata di un anno e mezzo. Nel 2020 fu condannato in appello in abbreviato a 6 anni e 9 mesi per traffico di droga, reati commessi dal 2012 al 2019, vale a dire in un periodo successivo all’applicazione di questa prima misura di prevenzione della sorveglianza speciale.

Proprio per questo motivo nel marzo scorso gli è stata applicata dal tribunale di Palermo una nuova misura di prevenzione della sorveglianza speciale per la durata di anni due con l’obbligo di soggiorno nel territorio di Carini. Sulla base della sua “acclarata pericolosità sociale”, Di Stefano viene considerato un personaggio che “abitualmente si dedica alla commissione di attività delittuose di per sé lucrogenetiche quali quelle in materia di stupefacenti”.

Sulla base del fatto che il 44enne non svolge alcuna attività lavorativa, sono stati avviati accertamenti patrimoniali dall’ufficio misure di prevenzione patrimoniali della divisione anticrimine della questura di Palermo per lui ed anche per l’intero nucleo familiare.

A conclusione di questi riscontri è stata accertata una notevole sperequazione tra l’impiego di risorse economiche utilizzate per l’acquisto di beni nella disponibilità di Di Stefano ed i redditi dichiarati al fisco dal suo nucleo familiare. “È emersa, altresì, – scrive la questira di Palermo – la correlazione temporale tra il periodo di illecito arricchimento da parte del predetto e quello relativo all’acquisto dei beni oggetto di odierno provvedimento ablatorio, a conferma evidente di come lo stesso abbia fatto ricorso ai proventi derivanti dalle sue attività delittuose per far fronte agli investimenti patrimoniali”.