Lo sfogo del proprietario

Terrasini, locali chiusi da questore “Non sono covo pregiudicati”

Sfogo del titolare dei due locali chiusi di recente a Terrasini per 15 giorni dal questore di Palermo perché ritrovo abituale di pregiudicati. In una lunga lettera l’esercente sostiene con forza che le sue attività non possono essere definite “covo di pregiudicati”. Una risposta a muso duro che quindi mira a smentire quanto scritto nel comunicato dalla questura di Palermo che aveva espressamente scritto di “ritrovo abituale di pregiudicati”.

Ecco la lettera integrale scritta dal titolare delle attività:

Sono il proprietario dei locali rimasti chiusi per 15 giorni a seguito del provvedimento del Questore di Palermo, e sono profondamente addolorato per questa decisione e per gli articoli ed i commenti inappropriati che ho letto sui giornali e sui social. Il quartiere è quello che è, la vicinanza della villetta non aiuta, tutti a Terrasini lo sanno da chi è frequentata. Come posso io impedire ai pregiudicati o a chiunque altro di entrare nei miei locali, non posso certo chiedere all’entrata se hanno precedenti penali o di che tipo, magari potessi! Ma soprattutto, come posso impedirlo in un locale con i soli distributori h 24?

Io e la mia famiglia, siamo rimasti sconcertati quando c’è stato notificato il provvedimento del Questore di Palermo, che ha disposto la chiusura del locale per 15 giorni. Vorrei precisare a chi non lo sapesse, che il provvedimento ha funzione cautelare e preventiva, non essendo una sanzione per noi titolari dell’esercizio, ai quali non è stato contestato nessun reato, tuttavia siamo stati costretti a chiudere per colpe non nostre.

Con dispiacere si sono letti tanti commenti inopportuni, c’è chi ha parlato impropriamente di ‘covo’ di pregiudicati, si smentisce categoricamente ciò, il provvedimento del Questore parla di luogo di aggregazione, che è cosa molto diversa, i controlli sono stati effettuati anche su soggetti che si trovavano ‘nelle vicinanze dei locali’.

Chi ci conosce lo sa, siamo una famiglia per bene che lavora duramente, e che ha sempre applicato i concetti basilari del vivere civile in comunità, e che si dissocia fermamente da qualsiasi tipo di condotta illecita volta a favorire fenomeni delinquenziali, dalla droga ad altro.  Con le mie attività vivono diverse famiglie, che per 15 giorni si sono viste private dei mezzi di sostentamento, per responsabilità non certo nostre.

Chiudere un’attività perché luogo di aggregazione di una manciata di soggetti con precedenti penali, a discapito dei tantissimi clienti per bene che giornalmente frequentano i nostri locali, rappresenta anche un fallimento della politica, posto che, mentre i soggetti che si “aggregano” possono spostare i loro “pregiudizi” in altro locale, chi patisce un concreto danno economico e di immagine siamo noi incolpevoli gestori, anche per questo motivo si procederà all’impugnazione del provvedimento davanti al TAR, tramite l’avvocato Francesca Di Matteo che mi assiste in questa dolorosa vicenda.

Siamo grati alle Forze dell’ordine che attenzionano e controllano il territorio, e chiediamo che questi controlli siano ancor più capillari.

A tutti i terrasinesi per bene si chiede solidarietà, noi siamo aperti a qualsiasi suggerimento per evitare che si ripeta quello che abbiamo vissuto in questi giorni, vi aspettiamo numerosi per dare un segno forte di legalità.