La condanna della corte dei conti

Borgetto, ex sindaco e vice condannati per il dissesto del Comune

I giudici della Corte dei Conti hanno condannato l’ex sindaco di Borgetto Gioacchino De Luca e l’allora vicesindaco Vito Spina rispettivamente con 23 mila euro e 13 mila euro per il dissesto finanziario dell’ente dichiarato nel 2018. I due ex amministratori furono in carica dal giugno 2013 fino al 7 maggio 2017 quando il Comune fu sciolto per infiltrazioni mafiose. Secondo quanto accertato dalla Procura contabile la delibera del 2012 relativa al rendiconto finanziario attestava l’accertamento di consistenti debiti fuori bilancio non regolarmente contabilizzati, un considerevole debito privo di copertura contabile nei confronti della società di gestione del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, il ricorso ad impegni e spese in assenza di una puntuale copertura finanziaria dei debiti fuori bilancio.

Quando poi si insediò l’amministrazione De Luca non sarebbe stato fatto nulla per correggere quelle “disfunzioni gestionali e irregolarità contabili” che creavano una situazione di squilibrio finanziario. Una base di partenza già seria ma che nel quadriennio 2013-2017 si sarebbe aggravata, secondo l’accusa. La sezione di controllo della corte dei conti accertava l’aggravamento della situazione dei conti con una persistente scarsa capacità di riscossione e mancato recupero dell’evasione tributaria e di informazioni sulla situazione dei debiti fuori bilancio e trasferimenti.

Veniva sottolineata anche l’irregolarità del costante utilizzo delle anticipazioni di tesoreria e la mancata restituzione di queste somme. Una situazione  complicata tanto da fare scrivere agli organi di controllo “la non veridicità del rendiconto 2015”. A dichiarare il dissesto del Comune di Borgetto era stata la commissione straordinaria dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose quando la situazione del bilancio comunale apparve grave.

E’ stato accertato un disavanzo di amministrazione al 31 dicembre del 2016 di oltre 7 milioni di euro, di debiti fuori bilancio per quasi 4 milioni di euro e quasi 400 mila euro di passività potenziali derivanti da procedure espropriative. Emerso poi un contenzioso con l’Ato Palermo 1, che all’epoca si occupava della raccolta dei rifiuti, per quasi 2 milioni di euro. Anticipazioni di tesoreria per tre anni, dal 2016 al 2017, per 2 milioni e 400 mila euro.

A tutto questo si aggiunge un basso livello si riscossione addirittura del 7,3%. Il sindaco De Luca tra l’altro aveva riservato per sé durante l’intero mandato le deleghe in materia di bilancio, tributi e lavori pubblici. Il vicesindaco, invece, aveva mantenuto le deleghe nelle materie “urbanistica”, “infrastrutture” ed “edilizia privata e pubblica”. Per i giudici il sindaco e il vicesindaco vanno condannati e applicata anche l’incandidabilità per due mandati proprio per il dissesto finanziario di Borgetto.

“La surrettizia rappresentazione contabile dei risultati di amministrazione, unitamente alla mancata adozione di ogni seria misura correttiva finalizzata ad assicurare l’equilibrio di bilancio o il recupero della situazione finanziaria dell’Ente – scrivono i magistrati contabili -, costituiscono evenienze che convergano a fondare, univocamente, un giudizio di grave indifferenza e di non curanza verso il corretto esercizio della funzione di indirizzo e di controllo politico-amministrativo nonché di proposta e di impulso assegnate dall’ordinamento alla giunta comunale. Non può evidentemente trascurarsi che il sindaco e il vicesindaco, sin dal proprio insediamento, avessero a disposizione un quadro sufficientemente chiaro della situazione finanziaria dell’Ente e delle criticità da attenzionare con immediatezza ed urgenza e che, nonostante ciò, alcuna seria misura correttiva, nella specifica direzione del loro superamento, sia stata posta in essere. Fonda, inoltre, il giudizio di colpa gravissima, appena rassegnato, l’evenienza che ambo gli opponenti siano stati impegnati,  per  un  lasso temporale significativamente ampio, nell’adozione di tutti gli atti più rilevanti della vita economico-amministrativa dell’Ente, omettendo, tuttavia, nello stesso ampio periodo l’adozione di misure di indirizzo e correttive”.