I motivi della condanna

Partinico, Bacchi e la mafia “Il patto con le cosche esisteva”

Aveva un patto con le cosche palermitane, l’imprenditore partinicese Ninì Bacchi non poteva essere vittima della mafia. Ecco perché è stata confermata l’accusa più grave, quella di concorso esterno in associazione mafiosa. L’ha fatta franca venendo meno l’accusa di autoriciclaggio, solo per una ragione tecnico-temporale, cosa che gli ha permesso di ottenere una riduzione della pena, da 18 anni a 13 anni e 9 mesi. Tra prescrizioni e riforma Cartabia anche qualche altro imputato al processo Game over ha ottenuto degli sconti.

In totale furono 9 le condanne confermate, 5 riduzioni di pena, un solo assolto e un’estinzione del reato per il decesso dell’imputato. E’ quanto emerge dalle motivazioni pronunciate dalla seconda sezione della corte d’appello in seguito alla sentenza di secondo grado in ordinario a carico di Bacchi e dei suoi presunti delfini, pronunciata nel settembre scorso. Secondo la corte l’imprenditore partinicese di 52 anni avrebbe quindi avuto l’appoggio della mafia, ed è stata anche ricostruita la mappa delle collusioni: avrebbe stretto accordi con Fabio Chiovaro per il mandamento della noce, Alessandro Alessi per la famiglia di Pagliarelli, Alessandro D’Ambrogio per la famiglia di Porta Nuova, Girolamo Biondino per la famiglia di San Lorenzo.

“Bacchi era riuscito ad espandere la propria rete commerciale di agenzie per le scommesse online e a ottenere protezione – si legge nelle motivazioni -, in cambio del versamento in favore delle casse dell’associazione criminale di una parte degli ingenti proventi della propria attività imprenditoriale”. Bacchi, attraverso i suoi legali Antonio Maltese e Daniele Francesco Lelli, ha sostenuto la tesi che al contrario era vittima della mafia. Tanto che ha citato le intercettazioni di altri indagati che lo definivano “carabiniere”, cioè personaggio di cui la cosca non si poteva fidare. Ma a sostegno dell’accusa invece, oltre alle documentate intercettazioni, ci sono anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, tra tutti quelle di Vito Galatolo. Quest’ultimo ha rivelato gli accordi intercorsi tra Bacchi e i referenti delle famiglie mafiose.