ENTI LOCALI

Terrasini, in 3 anni oltre 500 giorni di assenza dal Comune: licenziata dipendente

In tre anni ha accumulato qualcosa come 540 giorni di assenza dal posto di lavoro. Un’enormità che ha spinto la giunta guidata dal sindaco Giosuè Maniaci a formalizzare il provvedimento di licenziamento della dipendente comunale, 56 anni, con mansione di operatore multifunzionale-addetto alle pulizie. Storia che si accinge ad aprire una vertenza al tribunale civile del lavoro: il legale della dipendente licenziata ha già infatti annunciato di voler impugnare il provvedimento.

Sulla base del conteggio fatto dal Settore del Personale del municipio da aprile del 2015 ad agosto 217 la donna avrebbe raggiunto 270 giorni di assenza, altri 90 da agosto a novembre del 2017, ed infine 180 giorni da novembre 2017 a maggio 2018. Oltretutto per il secondo e terzo periodo conteggiati alla dipendente erano già state fatte delle decurtazioni allo stipendio rispettivamente del 10 e del 50 per cento.

Alla tirata dei conti complessivamente la 56enne ha raggiunto ben 540 giorni di assenza tutte comunque giustificate con certificati di malattia e varie altre motivazioni, tra cui anche richieste di ferie. A partire poi dal 15 maggio la dipendente ha continuato ad assentarsi nonostante avesse oramai completato il cosiddetto “periodo di comporto”, vale a dire il limite di tempo massimo concesso di assenza dal proprio posto di lavoro sulla base del contratto collettivo nazionale che regola il suo profilo. Sulla base dei calcoli fatti sempre dagli uffici comunali addirittura si parla di un superamento di questo limite di ben 114 giorni.

Per effetto di questo conteggio l’amministrazione comunale ha quindi stabilito di far cessare il rapporto di lavoro, dando quindi incarico al capo dell’Area 1° del Servizio risorse umane di provvedere a dare immediata esecuzione al licenziamento, non facendo quindi neanche scattare il cosiddetto periodo di preavviso. Provvedimento che è stato emesso per ben due volte dalla giunta terrasinese a rettifica del primo conteggio da cui poi sarebbe emerso un “periodo di comporto” di 143 che poi si è assottigliato, se così si può dire, a 114 giorni.

Un ricalcolo che è stato fatto sulla base della lettera di contestazione dell’avvocato della dipendente, il quale ha preannunciato di impugnare il licenziamento qualora non venisse revocato. Questa differenza nei calcoli sarebbe maturata perché all’impiegata non è stato inizialmente calcolato il diritto ai tre giorni di assenza mensile dovuta per usufruire della legge 104 per assistere la propria madre che risulta avere un grave handicap.

L’avvocato della 56enne ha lamentato al municipio che il licenziamento sarebbe nullo, infondato e illegittimo, e che il “periodo di comporto” non sarebbe stato sforato.
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