CRONACA

Partinico, confisca al “re delle cave”: strappati beni all’imprenditore Stefano Parra

Diventano definitivamente di proprietà della Stato metà dei beni che furono dell’imprenditore Stefano Parra, 52 anni, ritenuto collettore degli interessi mafiosi nel territorio: sia nella gestione delle cave, connessa alla commercializzazione delle materie prime riferite all’attività estrattiva, sia nell’aggiudicazione di appalti pubblici. la notizia è riportata oggi sul Giornale di Sicilia.

Nel 2014 Parra aveva subito una confisca dalla misure di prevenzione del tribunale di Palermo per beni del valore di 360 milioni di euro, successivamente 5 delle 9 imprese gli furono restituite. Ora però quel che non gli è stato restituito viene confiscato. L’imprenditore, già sotto sorveglianza speciale, è stato arrestato nel maggio del 2000 su provvedimento del Gip del Tribunale di Palermo, per associazione mafiosa.

Secondo gli investigatori Parra aveva consegnato circa 5 chili di esplosivo ed alcuni metri di miccia a lenta combustione ad emissari di “Cosa nostra”, presso la cava ubicata a Montelepre di proprietà di Leonardo D’Arrigo, ritenuto un esponente di rilievo della mafia di Partinico e suocero dello stesso Parra. L’esplosivo era stato utilizzato per fare brillare una caverna, nella quale erano stati occultati i cadaveri di alcuni uccisi della “famiglia” mafiosa di Partinico.

Nel provvedimento restrittivo Stefano Parra veniva indicato come il personaggio che, nella sua qualità di socio o titolare di aziende operanti nel settore edile, era in grado di pilotare l’aggiudicazione di appalti pubblici nei Comuni di Montelepre, Borgetto e Partinico, attraverso il collaudato sistema della preventiva consegna ai titolari delle aziende stesse delle buste contenenti le offerte presentate dalle altre imprese che partecipavano alle varie gare d’appalto, violando quindi l’esito finale.

Infatti, a Parra venivano contestati numerosi episodi di turbativa d’asta, relativi all’aggiudicazione di appalti pubblici in quei comuni. Proprio attraverso le perizie effettuate sulle buste contenenti le domande di partecipazione alle gare d’appalto, le intercettazioni telefoniche ed ambientali, i riconoscimenti fotografici, i rapporti di conoscenza e frequentazione con gli uomini del clan, sono emersi secondo l’accusa gli elementi di colpevolezza nei confronti di Parra che appariva in un ruolo di primo piano nella gestione illecita degli appalti pubblici a Partinico, un anello di congiunzione tra il suocero, Leonardo D’Arrigo, e l’ambiente esterno.

Gli accertamenti svolti dagli uomini della Dia hanno consentito di evidenziare complessi ed articolati intrecci societari.
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