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Carini, caso di favismo: scatta ordinanza che vieta vendita e coltivazione

Un caso di favismo nel territorio di Carini. Il sindaco Giovì Monteleone emette un’ordinanza a tutela della salute del cittadino e vieta la coltivazione di fave e la loro vendita nel raggio di 300 metri dall’abitazione del soggetto affetto da questa patologia. Nel provvedimento il primo cittadino stabilisce che il divieto riguarderà il raggio di 300 metri da via Manganelli, luogo in cui per l’appunto abita la persona colpita da tale malattia.

L’ordinanza contempla dunque il divieto di coltivazione di fave e piselli di qualsiasi natura, nonché la commercializzazione allo stato sfuso degli stessi presso attività commerciali sia a posto fisso che ambulante, ricadenti entro un raggio di 300 metri in linea d’aria dall’abitazione del soggetto affetto da favismo, e dall’istituto scolastico “Falcone” sito tra corso Umberto e via delle Scuole. E’ stata la stessa famiglia del soggetto affetto da favismo ad aver presentato istanza al Comune con la quale venivano richieste misure atte a prevenire gli effetti causati dal favismo, quindi la sospensione di vendita di verdure specifiche quali fave e piselli.

Ovviamente il tutto è stato corroborato dalla certificazione medica nella quale viene acclarata la patologia a carico del soggetto. Il primo cittadino ha quindi ritenuto di accogliere tale istanza fondandosi sul fatto che, come riportato nell’ordinanza, il favismo si caratterizza per un deficit di un determinato enzima è può provocare malessere, con un meccanismo non ancora del tutto chiarito, ovvero crisi emolitiche collegate all’ingestione di sostanze presenti nelle fave e all’inalazione di polline nei campi di fave in fiore, come espresso in un suo parere dal Comitato Nazionale per la Sicurezza Alimentare.

Eventuali colture di fave in zona dovranno essere quindi smantellate. L’ingestione, il contatto o l’inalazione dei pollini delle fave può causare, in alcuni casi estremi, anche possibili crisi respiratorie e portare alla morte. Il difetto si manifesta più nello specifico in un enzima contenuto nei globuli rossi. Tale difetto si trasmette per via ereditaria tramite il cromosoma X.

La malattia colpisce in forma grave i maschi, mentre le femmine sono portatrici sane e possono trasmettere il deficit genetico ai figli maschi o ammalarsi di forme lievi. I sintomi del favismo, e la malattia vera e propria, compaiono dopo 12-24 ore dall’assunzione di fave fresche. Nei casi più gravi circa la metà dei globuli rossi viene distrutta.

L’Aif, associazione italiana favismo, spiega che quando la malattia compare a breve distanza dall’assunzione di fave fresche (o di altri medicinali o alimenti implicati nel favismo) il soggetto colpito assume un colorito giallo intenso su fondo pallido. La cute e le mucose diventano molto pallide. Le urine diventano ipercolorate e possono comparire i segni di un collasso cardiocircolatorio.