Il ricordo

Le puntate contro la mafia e l’attentato: quel legame tra Maurizio Costanzo e la Sicilia

La Sicilia è una terra che Maurizio Costanzo aveva nel cuore e lo dimostra anche con il suo lavoro, con un costante impegno contro la mafia che lo costrinse a vivere sotto scorta per più di trent’anni, da quando un’autobomba, nel 1993, ad un anno dalle stragi di Capaci e via D’Amelio, aspettava anche lui in via Fauro nel quartiere Parioli di Roma.

Il giornalista, che si trovava in auto con la moglie Maria De Filippi, scampò per un pelo a quel vile attentato grazie ad un muretto di una scuola che fece da protezione al passaggio della Mercedes blindata di Costanzo. In quella macchina che aveva l’obiettivo di ucciderlo c’erano 70 chili di tritolo.

Il suo commento, in un’intervista successiva a quel grave episodio di cronaca, fu: “Il bello è stato accorgerci che eravamo vivi”.

Nel suo celebre programma “Maurizio Costanzo show”, il giornalista romano trattò spesso temi scottanti riguardanti la Sicilia. Indimenticabile la sua intervista all’amico Giovanni Falcone con una staffetta televisiva con il programma Samarcanda del 26 settembre 1991, in seguito all’omicidio del coraggiosissimo imprenditore Libero Grassi, che morì per essersi ribellato al racket mafioso. Una vera e propria maratona Rai-Fininvest contro cosa nostra. Memorabile la scena in cui Costanzo bruciò in diretta una maglietta con la scritta “Mafia made in Italy”.
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