La sentenza

Partinico, mafia e scommesse, mezzo secolo di pene in appello

Processo “Game over” su mafia e scommesse, 9 le condanne confermate, 5 riduzioni di pena, un solo assolto e un’estinzione del reato per il decesso dell’imputato. Questo quanto ha stabilito la corte d’appello di Palermo per il processo in ordinario scaturito dall’operazione del febbraio del 2018.

Il principale imputato, Benedetto “Ninì” Bacchi, 51 anni, ritenuto la mente di questa organizzazione, si è visto ridurre la pena rispetto al primo grado da 18 anni a 13 anni e 9 mesi. Questo per effetto della decisione della corte di applicare nei suoi confronti la vecchia norma sul 416 bis, non tenendo conto della nuova riforma “Orlando”: “Questo significa – afferma l’avvocato Antonio Maltese che con Daniele Francesco Lelli ha difeso Ninì Bacchi – che è stato in parte accolto il nostro ricorso. E’ stato riconosciuto che Bacchi non avesse più contatti con la malavita organizzata”. Ridotta anche l’iniziale confisca dei beni da 4 a 2,9 milioni di euro.

Le altre riduzioni di pena sono arrivate per Francesco Lo Iacono, 43 anni, che ha avuto inflitti 3 anni e 4 mesi in quanto per due capi d’imputazione sono decaduti per mancanza di querela di parte e per un altro per intervenuta prescrizione.

Ridotta a 3 anni la pena per Fabio Lo Iacono e Maurizio Primavera anche qui perché alcuni capi d’imputazione sono caduti per mancanza di querela di parte, così come per l’altro Francesco Lo Iacono di 47 anni, che ha avuto invece 1 anni e 4 mesi.

Unico assolto Pantisano Trusciglio per non aver commesso il fatto mentre si estingue il reato per Francesco Regina in quanto è morto nel corso del dibattimento. Confermate le pene per tutti gli altri imputati: 3 anni e 4 mesi per Francesco Paolo Pace; 3 anni per Salvatore Ingrasciotta; 2 anni e 8 mesi per Maicol Di Trapani, Alessandro Lizzoli e Antonio Grigoli; infine 2 anni per Domenico Bacchi, Alessio Vito Di Trapani, Giuseppe Italo Pecoraro e Diomiro Alessi.

L’operazione Game over mise in risalto un connubio tra mafia e imprenditoria per il controllo soprattutto delle attività collegate ai centri scommesse. La mente dell’organizzazione sarebbe stata Ninì Bacchi che avrebbe esteso il controllo delle attività in modo illecito. Bacchi, attraverso i suoi legali Antonio Ingroia e Antonio Maltese, ha continuato sino all’ultimo a professarsi innocente sostenendo al contrario di essere stato vittima della mafia, taglieggiato e minacciato. La tesi difensiva è stata sempre impostata sul fatto che le intercettazioni sarebbero state mal interpretate dalla Procura.

Dovranno essere anche risarcite le parti civili, a cominciare dal Comune di Partinico, al quale è stata concessa una provvisionale di 30 mila euro e il centro Pio La Torre, rappresentato dagli avvocati Ettore Barcellona e Francesco Cutraro, l’associazione Antonio Caponetto, Sicindustria, Sos Impresa, Confcommercio, Confesercenti e Solidaria.