Da casa memoria

Partinico, lettera al prefetto sul caso dell’intitolazione del liceo

Casa Memoria Impastato, in seguito alle polemiche sull’intitolazione del liceo di Partinico a Felicia e Peppino Impastato, ha inviato una lettera aperta al prefetto di Palermo nella quale chiede «rispetto sulla decisione presa secondo il regolare iter dal Consiglio d’istituto (sia nel 2022, sia nel 2024), intitolando in tempi rapidi la scuola” all’esponente di Democrazia proletaria ucciso dalla mafia e alla madre.

«Sono stati per noi familiari e attivisti di Casa Memoria, giorni di grande amarezza, lenita soltanto dalla solidarietà che ci è stata rivolta da centinaia di persone da tutta Italia. Ci sentiamo solidali ai Consigli d’istituto (sia quello che votò nel 2022, che l’attuale) che hanno agito con coraggio – si legge nella missiva – in un clima difficile, diffamati e accusati di essere non democratici, quando invece l’iter seguito si è concluso con un voto (nel primo caso all’unanimità, nel secondo a maggioranza) a favore del cambio di denominazione della scuola, da Santi Savarino a Felicia e Peppino Impastato».

«E’ stato fatto da più voci riferimento a un referendum tra gli studenti del liceo, questo, sì, privo di regolarità, con un voto non segreto – si legge ancora – fatto per alzata di mano. Riteniamo gravi le posizioni dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pietro Rao che già lo scorso anno voleva presentare una mozione per negare l’intitolazione a Felicia e Peppino (un’ingerenza inaccettabile perché la politica può esprimere un parere, ma non ha alcun potere decisionale sulle scelte di una scuola). Il Comune in quell’occasione, dopo aver ricevuto tantissime critiche a livello nazionale, fece un passo indietro».

«Adesso le responsabilità di un eventuale diniego al cambio di intitolazione del liceo di Partinico – conclude la nota al prefetto – sono state concentrate tutte sugli studenti, facendoli passare per chi preferisce un personaggio come Santi Savarino, vicino alla mafia e al fascismo, piuttosto che due simboli della lotta alla mafia. Gli studenti hanno usato (o forse sono stati indotti ad usare) parole che hanno amareggiato tutti, hanno parlato di un Peppino ‘divisivo’, termine che ha offeso tutte quelle persone che in questi anni si sono unite nel suo nome, simbolo concreto della lotta alla mafia» e non «un personaggio che oltre ad essere firmatario delle leggi razziali è stato vicino al boss mafioso Frank Coppola».