Aggiravano la norma

Imprenditori di Alcamo e Montelepre indagati, truffe su appalti

I titolari di due imprese di Alcamo e Montelepre indagati per truffe su appalti e altre violazioni su due gare assegnate a Favignana dal Comune. Si tratta di Vincenzo Paglino, 53 anni, titolare dell’omonima ditta di Alcamo, e Vincenza Maria Ugone, 45 anni di Montelepre, titolare della società cooperativa Edil Sep di Montelepre.

Con loro indagati anche altri due imprenditori titolari di una ditta di Favignana.  In pratica le ditte di Alcamo e Montelepre, secondo le indagini dei carabinieri, avrebbero vinto due appalti a Favignana, uno per la manutenzione del verde pubblico e l’altra per la manutenzione della rete idrica, dando di fatto poi i lavori in subappalto all’altra ditta di Favignana che non avrebbe potuto realizzarli.

Ad avere portato avanti le indagini i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Trapani che hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip del tribunale di Trapani. I quattro sono indagati, a vario titolo, per truffa aggravata, fittizia intestazione, autoriciclaggio e violazioni della normativa inerente ai subappalti. Al centro delle indagini figurerebbe l’attività di un imprenditore 46enne di Favignana, già coinvolto nel processo antimafia “Scrigno” del 2019, che attraverso le aziende di Alcamo, Montelepre e Favignana, fittiziamente intestate alla propria moglie e, con la connivenza di imprenditori trapanesi e palermitani, eseguiva nelle isole Egadi, in violazione della normativa del “sub appalto”, lavori pubblici di manutenzione che erano stati aggiudicati ad altre aziende del settore.

Nel corso delle investigazioni sarebbe inoltre emerso che i proventi degli appalti sarebbero stati reimpiegati e reinvestiti per acquistare beni immobili e automezzi. L’uomo di Favignana è finito ai arresti domiciliari con braccialetto elettronico mentre alla moglie ha avuto il divieto di dimora. Inoltre, nei confronti sempre dell’arrestato è stato disposto il sequestro preventivo delle ditte e dei beni a lui riconducibili, nonché della somma di circa 100 mila euro quale provento dei lavori eseguiti in sub appalto.